Cinema

Claudia Cardinale, dignità e splendore

Claudia Cardinale è l’icona del cinema italiano, l’incarnazione del riscatto femminile, l’attrice che ha fatto sognare intere generazioni

  • 15 aprile, 07:28
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Di: Mattia Cavadini

Il timbro rauco, la dizione leggermente strascicata, l’accento francese sono stati all’inizio un ostacolo alla sua carriera. Bella, di una bellezza mediterranea, la Cardinale ha dovuto inizialmente accettare di essere doppiata. Fino a quando non arrivò Fellini, che in gli restituì la voce e la fece recitare in tutta se stessa. Da allora la sua consacrazione fu internazionale, e la sua caratura di attrice acquistò una rilevanza di musa.

La sua calda bellezza è assimilabile a quella di Brigitte Bardot. La sua femminilità è la naturale prosecuzione della femminilità della Lollobrigida e della Loren. Claudia Cardinale è l’icona del cinema italiano, l’incarnazione del riscatto femminile, l’attrice che ha fatto sognare intere generazioni.

Amata dal pubblico, la Cardinale fu contesa dai registi. Luchino Visconti e Federico Fellini, per i capolavori girati in contemporanea Il Gattopardo e 8½, se la divisero giungendo all'accordo di averla una settimana a testa, e costringendola a tingere i capelli in continuazione (visto che in un film aveva chioma corvina, nell'altro bionda).

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Nata a Tunisi il 15 aprile 1938 da genitori di origine siciliana, Claudia Cardinale muove i primi passi nel mondo del cinema proprio in Tunisia, partecipando a un piccolo film a basso costo. Nel 1958 si trasferisce con la famiglia in Italia e senza grandi aspettative decide di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. Non si sente a suo agio, l'ambiente la delude e soprattutto non riesce a controllare come vorrebbe la sua dizione.

In quel periodo l'attrice partorisce un figlio illegittimo (che più avanti verrà adottato da Franco Cristaldi, suo futuro marito), e affronta con grande dignità lo scandalo e i pettegolezzi che la vicenda provoca nella mentalità moraleggiante di quegli anni.

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A parte un piccolo ruolo ne I giorni dell’amore, la sua carriera inizia nel 1958 grazie proprio a Franco Cristaldi (suo marito dal 1966 fino alla separazione nel 1975) che le offre la parte di protagonista femminile ne I soliti ignoti di Mario Monicelli. La pellicola di Monicelli è un boom clamoroso, e si segnala immantinente come uno dei capolavori della cinematografia italiana. Lo stesso anno l'attrice gira Un maledetto imbroglio di e con Pietro Germi e, nel 1960, I delfini di Francesco Maselli, in cui va progressivamente emancipandosi dal cliché della semplice bellezza mediterranea.


Il 1963 si rivela un anno memorabile. Prima recita ne La ragazza di Bube di Luigi Comencini, poi Luchino Visconti, con cui aveva lavorato in Rocco e i suoi fratelli, la richiama per affidarle la parte della figlia del Sindaco di Donnafugata ne Il Gattopardo (Palma d'Oro a Cannes), pellicola in cui la recitazione dell'attrice tunisina spicca in tutta la sua aristocratica sontuosità.

In quello stesso periodo, come detto, Federico Fellini la vuole per 8½ (Oscar come miglior film straniero). Ritrovata la sua voce, Hollywood si accorge di lei. La sua prima interpretazione americana è ne Il Circo e la sua grande avventura di Henry Hathaway con Rita Hayworth e John Wayne, al quale segue La Pantera rosa di Blake Edwards con Peter Sellers.

Conversation with Claudia Cardinale

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Gli anni Sessanta sono anni di grande popolarità per la Cardinale, che si divide fra Europa e Hollywood in diversi ruoli. Visconti la dirige in Vaghe stelle dell’orsa (1964), debutta nel western con I Professionisti (1966) di Richard Brooks, recita accanto a Tony Curtis in Piano, piano non t’agitare (1967). Successivamente appare sopratutto in film europei, lavorando con registi come, Liliana Cavani, Christian Jaque, Mauro Bolognini, Marco Ferreri, Henry Verneuil, Sergio Leone che la girige in C’era una volta il West (1969).

Nel 1971 partecipa alla realizzazione di un nuovo western, che diventa un cult istantaneo anche per i gossip che vogliono l’attrice ai ferri corti con la collega Brigitte Bardot. Il film è Le pistolere e sebbene la storia metta una contro l'altra, Claudia Cardinale ribadisce di trovarsi in pieno accordo con la Bardot smentendo ogni tipo di rivalità.

Concluso il matrimonio con Cristaldi l'attrice si unisce con il regista Pasquale Squittirei che la dirige nei film Il prefetto di ferro, L'arma e Corleone. La nuova maternità la sottrae alle scene e la invita a dedicarsi prevalentemente alla vita privata.

Negli anni '80 torna di nuovo sui set, intatta nel suo fascino che si esalta con il passare degli anni, ed è attrice per Werner Herzog in Fitzcarraldo, per Liliana Cavani in La pelle, per Marco Bellocchio nel suo Enrico IV, e in La Storia di Luigi Comencini, in cui riveste il ruolo più drammatico che abbia mai interpretato (e che le richiede di apparire prematuramente invecchiata). Dopo una vita in costante movimento con base a Roma, dal 1989 si trasferisce stabilmente a Parigi.

Nel 1991 torna a lavorare con Blake Edwards al fianco di Roberto Benigni ne Il figlio della pantera rosa.

La Mostra di Venezia le rende omaggio nel 1993 con il Leone d’Oro alla carriera e la stessa cosa fa il Festival di Berlino assegnandole l'Orso d'Oro nel 2002, coronando la carriera di una attrice che ha affrontato i traumi con dignità e le glorie con umiltà.

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