Cinema

Il vero mostro è l’incomprensione

“Monster” di Hirokazu Kore-eda è un inno alla clemenza

  • 26 febbraio, 12:08
  • 26 febbraio, 13:54
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Di: Chiara Fanetti

La stessa storia raccontata da punti di vista differenti è la dimostrazione che la verità è qualcosa di molto difficile da stabilire, da verificare, e che le certezze e gli assoluti forse non esistono. Hirokazu Kore-eda ce ne dà prova con Monster, il film (ora in cartellone nelle sale delle Svizzera italiana) che ha portato in concorso a Cannes nel 2023, festival che lo ha più volte premiato (premio della giuria nel 2013 con Father and Son e Palma d’oro per Shoplifters - Un affare di famiglia nel 2018), contribuendo ad accrescerne la fama anche in Europa.

In una struttura che inevitabilmente ricorda quella di Rashomon di Akira Kurosawa, Kore-eda ci porta a seguire una vicenda dal punto di vista di tre persone diverse: una madre, un insegnante e un bambino. Riavvolgendo il nastro ad ogni versione dei fatti - tanto per confonderci quanto per concederci nuovi elementi di conoscenza - il regista giapponese ci mette alla prova, offrendoci indizi e tasselli che formano e smantellano costantemente la nostra opinione in merito a quello che sta accadendo a Minato (ragazzino sensibile che vive solo con la madre e che inizia ad avere comportamenti sempre più preoccupanti e misteriosi, soprattutto a scuola).

Con i suoi tre atti, Monster è un piccolo universo in espansione, dove ogni dettaglio nasconde più livelli di significato, più “verità”, che si contraddicono o si sommano. Quello che agli occhi di una madre preoccupata sembra una stranezza su cui vigilare è in realtà un gesto d’amicizia; ciò che ad un insegnante attento può sembrare un episodio di bullismo è invece un atto di altruismo. Grazie ad una regia meticolosa e ricca di incastri ma al contempo delicata e poetica, Kore-eda ci fa vedere quanto siamo portati a saltare subito a conclusioni affrettate, per colpa dell’ansia, del terrore di sbagliare, della necessità di schierarsi, basandoci su voci e pettegolezzi più che sui fatti. Ma è soprattutto la paura verso ciò che non capiamo che ci impedisce di ascoltare il prossimo, di provare empatia, di essere semplicemente gentili.

Monster è quindi un film nichilista? Pessimista? Il terzo atto in realtà pone al centro la versione di Minato e del suo amico Eri ed è in questa dimensione fatta di immaginazione, amicizia, accettazione e cura reciproca che ogni tassello trova il suo posto. Lontano dalle storture del mondo degli adulti e dai fallimenti delle istituzioni (su tutte la scuola), le paure svaniscono e lasciano spazio ad un’esile ma tenace speranza. Qualcosa che somiglia più al concetto di “onestà” che di “verità”, che prende forma anche nei magnifici brani di Ryuichi Sakamoto - tra gli ultimi scritti dal grande compositore scomparso a marzo 2023 - a cui il film è dedicato.

I film della settimana

Francesca Rodesino e Moira Bubola 23.02.2024, 18:00

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