Nella centralissima Potsdamer Platz tutto è pronto per la 75ma edizione della Berlinale, il Berlino International Film Festival che dopo gli anni con la doppia direzione di Carlo Chatrian (artistica) e Mariette Rissenbeek (operativa) torna ad avere un’unica direzione. L’americana, ma da diversi anni trapiantata in Inghilterra, Tricia Tuttle, che arriva a Berlino dopo un decennio passato alla guida del London Film Festival.
“Il London Film Festival -spiega Tricia Tuttle, che abbiamo incontrato a poche ore dall’inizio di questa edizione - è gestito dal British Film Institute, quindi è un meraviglioso festival classico, ma penso che il fatto di aver sviluppato così tanto il festival e di aver portato nuovo pubblico e averlo fatto crescere, sia stato uno degli aspetti che lo hanno fatto si che la Berlinale mi chiamasse. Ero davvero emozionata quando mi hanno fatto la proposta. Londra era anche un festival per il pubblico e un evento nazionale molto importante per l’industria, questo vale anche per la Berlinale. La cosa in più, che è diversa e davvero emozionante per me, è che non siamo solo un evento cinematografico nazionale, siamo anche uno dei principali mercati cinematografici del mondo”.
Lo scorso anno, la cerimonia di premiazione, è stata segnata da una serie di dichiarazioni rilasciate da alcuni registi premiati, in relazione al conflitto Israelo-Palestinese a Gaza, scatenando anche le ire del sindaco della capitale tedesca, Kai Wegner.
“Ho riflettuto molto sulla questione, perché ovviamente ero tra il pubblico e sono rimasta sorpresa come tutti, perché credo che nessuno si aspettasse il tipo di controversia che è seguita dopo, con la reazione dei media e della politica. Tuttavia dobbiamo prende sul serio questo tipo di situazioni: la polemica politica ha completamente preso il sopravvento sulle conversazione sui film, e penso che sia un vero peccato che nessuno abbia parlato della vittoria dell’Orso d’oro da parte di Mati Diop. Sebbene siamo un festival internazionale, viviamo in un periodo politico molto divisivo; non vogliamo mettere a tacere la libertà di parola, ma vogliamo anche che le persone si concentrino sul cinema, e questa è quello che vogliamo ottenere”.
Un’edizione, quella che si apre oggi e si concluderà il 23 febbraio, che segna il 75mo anniversario di questo festival. Che, programma alla mano, non offre momenti di celebrazione speciali.
“Abbiamo deciso di realizzare per il 75 anniversario, piuttosto che tante piccole attività, un’unica grande offerta per registi e pubblico, che si chiama Hub 75, ed è uno spazio per riunire le persone. Al mattino avremo conferenze ed eventi gratuiti per il pubblico; avremo incontri a pranzo per i registi e i protagonisti, ed una serie di incontri pomeridiani in questo che sarà uno spazio sociale per tutti gli accreditati, perché penso davvero che un festival riguardi il cinema, ma anche la connessione con altre persone che operano per il cinema”.
Sono 19 i film del concorso principale. Tra questi anche un po’ di Svizzera con “La Cache” nuovo film del 50enne losannese Lionel Baier e la coproduzione (minoritaria) di “Mother’s Baby” della regista austriaca Johanna Moder. Tra i nomi importanti in gara Richard Linklater con “Blue Moon”, Michael Franco con “Dreams”; Hong Sang-soo (già Pardo d’oro con “Right Now, Wrong Then” nel 2015), e Radu Jude, già Orso d’Oro nel 2021 ma anche premiato a Locarno nel 2023.
A stabilire quale film conquisterà l’Orso d’oro sarà una giuria presieduta dal regista e sceneggiatore americano Todd Haynes (Lontano dal paradiso, il film su Bob Dylan “I’m Not There”, e il recente “May December”) affiancato da Nabil Ayouch, Bina Daigeler, Fan Bingbing, Rodrigo Moreno, Amy Nicholson e Maria Schrader.
Tra i programmi speciali spicca l’anteprima tedesca di “A complete unknown” bopic su Bob Dylan già nelle nostre sale, l’attesissimo “Mickey 17” di Bong Joon Ho (regista del pluripremiato “Parasite”) e soprattutto lo svizzero “Heldin” di Petra Volpe, storia dell’infermiera Flora che, durante un lungo turno di lavoro in un Ospedale Cantonale, deve fronteggiare situazioni stressanti oltre ogni immaginazione, un film di denuncia sulle condizioni di lavoro degli infermieri il cui organico è largamente sottodimensionato.
Ad aprire la Berlinale sarà invece “Das Licht” di Tom Tykwer. Un film nel quale la famiglia di Tim e Milena viene inaspettatamente sconvolta dall’arrivo di Farrah, una ragazza siriana ingaggiata come governante.
Tra le altre novità di questa edizione, il secondo concorso ufficiale si trasforma da “Encounters” in “Perspectives” ed è dedicato ai film di debutto. “Encounters -spiega ancora la Direttrice Tricia Tuttle- per me era una sezione molto bella, ma era anche molto associata a Carlo Chatrian: una sezione così attentamente curata nella quale si poteva davvero vedere la firma di Carlo. Col mio team volevamo anche fare spazio nel programma per concentrarci sui registi emergenti, del resto questo sarà il 20° anno in cui diamo un premio per il primo lungometraggio. E abbiamo notato che solo il vincitore otteneneva visibilità, quindi volevo avere una sezione in cui i candidati siano molto visibili, tutti e non solo il vincitore, una cosa penso emozionante e utile anche per il mercato”.
Tra i premi di questa edizione, l’Orso d’oro onorario viene assegnato all’attrice scozzese Tilda Swinton, che proprio nel 1986 a Berlino partecipò al suo primo festival con il suo film di debutto “Caravaggio” diretto da Derek Jarman. Premio Oscar nel 2008 come migliore attrice non protagonista per “Michael Clayton” di Tony Gilroy, è stata premiata nel 2020 con il Leone d’oro alla Carriera alla Mostra di Venezia. Suoi ultimi film sono “La stanza accanto” di Pedro Almodóvar, Leone d’Oro a Venezia nel 2024 e “The End” di Joshua Oppenheimer.
75° Festival Internazionale del cinema di Berlino
Tra le righe 13.02.2025, 14:00
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