Nell’America degli anni ‘50, l’incontro tra Marilyn Monroe e Joe DiMaggio è l’apoteosi del sogno americano: la diva di Hollywood e l’eroe del baseball, uniti in un abbacinante connubio di bellezza e successo. Ma dietro il luccichio dei flash si cela una realtà ben diversa: una relazione fragile, minata da differenze inconciliabili e schiacciata dal peso insostenibile della fama. Il loro matrimonio si sgretola rapidamente, ma il legame persiste. Anche dopo il divorzio, DiMaggio rimane l’ombra fedele di Marilyn, in un’odissea di due anime solitarie che, nonostante tutto, continuano a cercarsi disperatamente fino all’ultimo respiro.
È la notte tra il 4 e il 5 agosto del 1962. Una donna è stata trovata priva di sensi nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles. È la più famosa, la più bella ma anche la più triste ragazza di Hollywood: Marilyn Monroe. Solo un uomo accorre quella stessa notte, chiamato dall’assistente e dai medici: il mito del baseball Joe DiMaggio. Lui e Marilyn sono stati marito e moglie anni prima. E solo per nove mesi. Ma certi amori, si sa, non finiscono.
Marilyn Monroe e Joe DiMaggio. Per l’America degli anni ’50 sono la coppia perfetta. Lei, l’astro nascente di Hollywood. Bella, sensuale, biondissima, diversa da tutte le altre. Lui, l’incarnazione del sogno americano: californiano di umili origini (siciliane), diventa una leggenda del baseball grazie a un talento sconfinato. Amato da tutti, è il battitore più forte della storia. Praticamente sono Miss e Mister America.
È il 1951. Joe è dal barbiere e su una rivista nota una splendida ragazza bionda con la divisa dei Chicago White Sox. Non riesce a staccare gli occhi da quella foto e decide di fare di tutto per incontrarla. Ci vorrà un amico in comune per riuscire a organizzare il primo appuntamento in un ristorante di Los Angeles.
Marilyn è in rapida ascesa a Hollywood e sa a malapena chi sia il campione che tutti conoscono. Non ama gli sportivi, ma resta subito colpita dalla sua solidità e compostezza. Lui è ammaliato dalla sua bellezza. Sono molto diversi ma in qualche modo si riconoscono. Qualcuno ha detto: «Avevano una grande cosa in comune: entrambi rappresentavano un mito, ma dentro questo personaggio viveva anche una piccola persona timorosa di essere vista nella sua solitudine».
Intervista a Marilyn Monroe del 1960
RSI Cultura 15.07.2025, 16:18
Joe e Marilyn potrebbero essere fratello e sorella. Invece si innamorano e diventano marito e moglie, nel 1954. Si sposano quasi di soppiatto, anche se assediati da giornalisti e paparazzi. Marilyn promette di stirare le camicie di Joe e dice di volere sei figli. Lui non vede l’ora di essere un marito premuroso e comprensivo. Sembra tollerare tutte quelle domande dei paparazzi, e riesce a scacciare il pensiero che la sua sposa sia la donna più desiderata d’America.
Partono per la luna di miele in Giappone, ma purtroppo già in quelle settimane qualcosa si incrina. Marilyn riceve un invito che non può rifiutare: visitare le truppe statunitensi in Corea. Ed eccola davanti a migliaia di ragazzi americani, increduli alla vista di quella esplosiva ragazza bionda, che si presenta con una divisa militare e poi si esibisce nel freddo coreano di dieci gradi sottozero con un abitino nero di seta sorretto da due spalline sottili.

Marilyn Monroe in Corea, 1954
Al ritorno, Joe capisce con amarezza che non può ignorare Hollywood. Mentre la sua carriera sta volgendo al termine, quella di Marilyn sta prendendo il volo. Infatti, lei viene ingaggiata come protagonista per il film Quando la moglie è in vacanza. Pochi si ricordano la trama di questa commedia di Billy Wilder, tutti però hanno visto almeno una volta nella vita la scena di Marilyn con il vestito bianco svolazzante, che trattiene la gonna sollevata dallo spostamento d’aria che arriva dalla grata della metropolitana.
Joe la vive come un’altra batosta. Marilyn è di fatto il sex symbol d’America. Lui diventa gelosissimo, insofferente, assillato dal tarlo di possibili tradimenti. Iniziano i litigi furiosi, probabilmente anche violenti. Marilyn non sopporta più il marito, diventato un uomo possessivo e soffocante. Marilyn appare in lacrime davanti ai microfoni quando il suo portavoce dà l’annuncio del divorzio. Sono passati solo 9 mesi.
Negli anni successivi girerà i suoi film più celebri, diventerà la ragazza d’oro di Hollywood. Quel posto, come lei stessa dirà: «dove ti pagano migliaia di dollari per un bacio e cinquanta centesimi per l’anima». Sposerà il drammaturgo e intellettuale Arthur Miller, poi ci saranno le tanto chiacchierate e mai confermate relazioni con i fratelli Kennedy. Ma anche il dolore per diversi aborti e una sempre maggiore infelicità, nonostante il successo planetario.
È il 1961 quando Marilyn e Joe DiMaggio appaiono di nuovo insieme. Lo ha chiamato lei, spaventata e disperata, dal reparto psichiatrico di un ospedale in cui è ricoverata. Lui accorre, provvede a spostarla in un posto più adatto, le sta accanto, appaiono sorridenti a una partita di baseball. Si dice che Marilyn e Joe stanno pensando di ritornare insieme. Quando Marilyn ha bisogno di lui, Joe c’è.
Ci sarà anche un anno dopo. Quel maledetto agosto del 1962, quando Marilyn viene trovata senza vita nella sua casa di Los Angeles. Si occupa lui del funerale, delle spese e dell’organizzazione. Predispone che avvenga in forma privata e che non ci siano divi, produttori, registi di spicco, tranne le persone davvero vicine a lei. Non ci deve essere quella Hollywood che lui ritiene in gran parte responsabile della profonda infelicità di Marilyn.
Si racconta che da quel giorno Joe abbia posato ogni settimana, per 20 anni, sei rose rosse sulla tomba di Marilyn. E dal 1982 le ha fatte recapitate da un fioraio in occasione del suo compleanno. Chi ha conosciuto Joe dice che lui si sia sentito profondamente in colpa per non averla salvata. Se si fosse comportato diversamente durante il matrimonio forse si sarebbe salvata. Se si fossero riconosciuti ancora una volta e protetti l’uno con l’altro forse sarebbero invecchiati insieme.
Si dice anche che lui, nel 1999, poco prima di morire abbia detto: «Finalmente potrò rivedere Marilyn».