Dietro a vetri e muri nascondi le tue croste
non esco, così sono un mostro
e pensi già a cicatrici all’errore
che non ti vuoi perdonare,
alle ombre d’ansia che ti oscurano il pensiero
e ti hanno impedito di aprire il baule
recuperare la crema solare
per non esporre le valigie a sguardi indiscreti
a mani che spacchino e arraffino,
alla vergogna di chiedere a chi si spalma.
Ti ho comprato un berretto azzurro artico
con fili d’argento che rilucono al sole.
Ferma i raggi, deflette dal naso
gli sguardi.
Possiamo uscire ora,
andare a mangiare polenta e brasato,
portare a spasso le croste,
magari con una campanella per allontanare la gente.
Noè Albergati, Settembre (Cemento e vento, 2025)
Noè Albergati (Alto Malcantone, 1990), poeta ticinese già autore della raccolta Dal tramonto all’alba (Alla chiara fonte, 2019), ha presentato a Chiasso Letteraria il suo nuovo libro, Cemento e vento (Gabriele Capelli editore, 2025), «un romanzo scritto come una poesia, ipnotico e affascinante» che «ci racconta con delicatezza e tensione la verità dell’amore ma anche dei suoi abissi; uno scavo devastante in quel miscuglio di ossessione e perdita che è il cuore oscuro delle nostre vite», come afferma il poeta Fabiano Alborghetti.
Ad Alphaville, su Rete Due, l’autore ha parlato della sua nuova opera con Moira Bubola, indagando sull’origine e sul significato più profondo del nuovo libro. La storia che Albergati dipana catapulta il lettore all’interno di una relazione amorosa che ha segnato la sua vita e che è tragicamente finita con un gesto estremo.
«Tutto quello che ho descritto è realmente accaduto. Il libro è nato da due urgenze: una narrativa e una terapeutica. Sia per cercare di rielaborare tutto l’episodio e capirlo meglio, sia perché effettivamente se una persona scrive quando qualcosa di così importante gli capita, tutto il resto su cui avrebbe scritto prima non ha più tanto senso in quel momento. Quindi rimane in un certo senso un unico tema possibile su cui scrivere. Erano queste due esigenze intrecciate che mi hanno portato a cominciare a scrivere».
Noè Albergati, poeta
Due bisogni importanti e certamente complementari, che sono emersi in due momenti diversi, testimoniando l’importanza della scrittura e, più in generale, dell’espressione nei momenti bui della vita:
«Ho iniziato a scrivere di questo anche su consiglio del servizio psicologico a cui mi ero rivolto. Io avevo esternato il fatto che io scrivessi e usassi la scrittura per riflettere. Ho chiesto se fosse una buona idea scrivere anche in questo caso. Mi è stato detto di sì. Effettivamente allora ho provato e si è così concretizzata l’esigenza terapeutica».
Noè Albergati, poeta
Cemento e vento, a livello formale, è un’opera molto particolare perché adotta il linguaggio poetico in un racconto che si sviluppa come narrazione, assumendo la forma di romanzo in versi:
«Ho cominciato a scrivere anche a frammenti. Avevo un mio blocknotes in cui avevo scritto i mesi, che appunto sono i capitoli di questo romanzo. Man mano che mi veniva in mente un episodio, lo inserivo nella sua cornice mensile. A un certo punto, poi, mi sono accorto che cominciava ad essere molto sostanzioso. Continuavo comunque a chiamarlo e pensarlo come poema. Non avevo ancora un’idea ben chiara di che cosa sarebbe diventato. E finita la prima bozza in cui effettivamente c’era un filo narrativo continuativo, l’ho inviato a Fabiano Alborghetti, proprio in quanto esperto di forme narrative, di poesia, per avere un’opinione. Poi è stato lui che mi ha detto guarda che questo non è un poema, perché ha tutte le caratteristiche del romanzo in versi. Solo in quel momento ho preso coscienza di cosa realmente fossero quegli appunto sparsi. La consapevolezza è arrivata proprio da quello scambio con Fabiano Alborghetti».
Noè Albergati, poeta
Una scrittura, quella di Noè Albergati, quasi spietata, perché il poeta si racconta nelle sue incomprensioni, nella sua rabbia e nell’evoluzione del suo io. Un’autenticità e un’onestà con sé stessi quasi disarmante e perciò ammirabile:
«Anche qua ci sono due processi. La scrittura da un lato, e a monte il percorso di sostegno psicologico che in una prima fase era la rielaborazione del lutto e, poi, la volontà di far emergere le emozioni e riuscire a gestirle senza doverle frenare subito e fare intervenire la razionalità. Quindi mi sono accorto scrivendo che era sempre a pezzetti ad aggiunte e che certi temi, certi episodi sono riuscito scriverli solo in un determinato momento, quando il percorso di elaborazione è avanzato, quando il percorso di sostegno psicologico è riuscito a farmi capire cose che prima non avevo capito ed avevo difficoltà ad ammettere a me stesso. Questo cammino è stato anche un modo per accompagnare il percorso introspettivo come misura di sostegno, di approfondimento e di intensificazione».
Noè Albergati, poeta
“Cemento e vento”
Alice 21.06.2025, 14:40
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