Lemmy e i suoi baffi a manubrio. Lemmy e il suo cappello del Settimo Cavalleggeri. Il porro sulla guancia di Lemmy, quella sinistra. Perché tutto fa personaggio. Ma, soprattutto, il basso e la voce abrasiva con cui il signor Kilmister ti scartavetrava la musica. Caratteristiche di un’identità forte per un personaggio che ha impresso una traccia profonda nella storia del rock’n’roll. Eppure, ma potremmo anche sbagliarci, se lo chiamassimo “icona” Lemmy ci riderebbe in faccia.
E forse per aver avuto questo Lemmy dobbiamo ringraziare le efficienti guardie di frontiera del Canada, che lo pizzicarono in possesso di anfetamine a metà ’70, episodio che ne provocò la cacciata dagli Hawkwind, la formazione space rock in cui militava all’epoca. Esperienza dalla quale portò con sé il titolo di una canzone per fondare la sua nuova band, i Motörhead, guarda caso un termine gergale che designa il consumatore di anfetamine. Nelle cavalcate selvagge del suo power trio hanno trovato una casa punk e metallari: fra le due tribù scattò una corrispondenza di riottosi sensi nel nome di quella musica veloce, carica, che ti affronta a viso aperto, tetragona a qualsiasi compromesso.
Ora, per allontanare il sospetto di agiografia qualcuno potrebbe tirare fuori la passione di Lemmy per cimeli e divise del Terzo Reich. Collezione che gli attirò più di una polemica, anche per la sua abitudine di esibire simboli militaristi come la Croce di Ferro (in uso dai tempi del Regno di Prussia) durante i concerti. La Croce diventerà elemento ufficiale della “simbologia lemmiana”, motivo grafico inserito nelle grafiche ufficiali della sua band. Accuse di simpatie verso il regime hitleriano che ha sempre respinto, spiegando come il suo fosse un interesse per la Storia, in particolare per la Seconda guerra mondiale, e di aver raccolto pezzi provenienti anche da altri paesi. Di sicuro le sorprese degli ovetti Kinder, altra sua passione, risultavano meno problematiche, siamo d’accordo.
Rispedite al mittente anche le accuse di razzismo, qualcosa che dichiarò di non capire, inconciliabile con le radici afroamericane della sua musica, tra cui trovano posto Chuck Berry, James Brown e Little Richard. Se può servire come ulteriore prova, aggiungiamo la versione di Ace of Spades ad opera dei Body Count di Ice-T, di cui fan parte diversi musicisti afrodiscendenti.
Altra grande passione di Lemmy, questa senz’altro più digeribile, furono i Beatles. Ma come, uno come lui, che rappresentava la faccia sporca del r’n’r, nutriva ammirazione per quei quattro bei faccini di Liverpool? Qui la contraddizione è solo apparente, e proprio la provenienza dei Fab Four era uno degli elementi che glieli faceva apprezzare di più. Per lui i Beatles erano dei duri, cresciuti com’erano in una città portuale, dove non c’erano tante speranze per chi non aveva la tempra giusta. Nella sua autobiografia si esprime anche riguardo alla storica “rivalità” con i Rolling Stones, che pur piacendogli a suo dire «erano i mammoni: erano tutti studenti universitari della periferia di Londra. Andarono a morire di fame a Londra, ma lo fecero per scelta, per darsi una sorta di aura di irrispettosità».
28 dicembre 2025: sono passati esattamente dieci anni da quando Lemmy se n’è andato, una dipartita che a posteriori sembra anticipatrice di quell’infausto 2016, annata in cui la musica perse alcuni tra i suoi più grandi protagonisti: Bowie, Prince, Cohen. Prima di loro, il ribelle Lemmy. Una vita da scavezzacollo da cui, osservando tra i suoi comportamenti oltre il limite e le polemiche affrontate, emergono i tratti di un musicista che lungo la sua traiettoria terrena ha sempre rischiato del proprio per tenere alta la bandiera del rock’n’roll. Qualcosa non da tutti, nemmeno in quel mondo lì.
La nostalgia per Lemmy si fa sentire in tempi come questi, in cui negli ambienti del rock - diciamo quello più mainstream, destinato al grande pubblico - si grida al miracolo alla prima schitarrata. Inutile chiedergli di guardar giù: Mister Kilmister dev’essere troppo impegnato a scorrazzare nel Valhalla del rocchenroll.
Killed by deaf: A punk killed by a tribute to Motörhead
Babylon’s burning 15.12.2025, 19:35
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