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Alcune buone ragioni (a caso)...

...per amare il signor Jannacci Enzo

  • 29.03.2023, 11:17
  • 14.09.2023, 09:01
Jannacci
Di: Sergio De Laurentiis 

A dieci anni dalla sua scomparsa - se n'è andato il 29 marzo del 2013 - ricordiamo uno dei più geniali protagonisti del mondo dello spettacolo italiano del dopoguerra passando in rassegna alcune buone ragioni (a caso) per amare il signor Jannacci Enzo.


Nonsense

Partiamo subito con una piccola – peraltro inutile - nota polemica. Tutti a parlare della comicità nonsense di quei cinque mattacchioni inglesi - per la precisione tutti tranne uno, spostato come gli altri quattro, ma di nazionalità statunitense - e del loro Circo volante, ma in realtà, qualche chilometro a sud, i signori Jannacci Enzo, Fo Dario, Pozzetto Renato e Ponzoni Cochi hanno profuso innumerevoli gemme surreali ben prima degli scellerati albionici (a scanso di equivoci, e a conferma della sostanziale inutilità della polemica, meritevoli anche loro di eterna gratitudine e lodi infinite: che mondo sarebbe senza i Monty Python???). Il signor Jannacci e i suoi degni compari hanno sulla coscienza brani come Ho visto un Re, Vengo anch’io, no, tu no! E la vita, la vita, El Porompompero, Come porti i capelli bella bionda, La canzone intelligente, e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Per affinare le loro perfide tecniche di annichilimento della logica si sono affidati spesso al…

Derby

Non nel senso di stracittadina pallonara (per la cronaca il nostro teneva al Milan) ma di Derby Club, sito in via Monte Rosa 84, vero e proprio covo che ha svezzato generazioni di comici e cabarettisti. Il signor Jannacci ci entra nel 1963 e ci rimane fino a poco prima che venga chiuso nel 1985. Lavora con gente tipo Lino Toffolo, Felice Andreasi, Giorgio Porcaro, Giorgio Faletti, Massimo Boldi, Diego Abatantuono. È in questo piccolo locale vicino a San Siro che il signor Jannacci passa un bel po’ del suo tempo in compagnia di alcuni dei suoi più cari amici.

Gli amici di Enzo

Così, in ordine sparso: Giorgio Gaber, Dario Fo, Luigi Tenco, Adriano Celentano, Cochi & Renato, Sergio Endrigo, Paolo Conte... Certo, non ci sono solo i VIP tra le amicizie del nostro, ma tra questi troviamo la crème de la crème della musica e della comicità italiana del dopoguerra. Sono memorabili le collaborazioni, a vario titolo e in vari periodi con tutti i signori citati: ha suonato con Celentano, Gaber (erano I Due Corsari, alla fine degli anni ’50), Endrigo, ha scritto caterve di canzoni con molti di loro e ha partecipato a diversi programmi televisivi in particolare con Cochi & Renato. Ma c’è un altro amico che vale la pena ricordare.

Il grande amico di Enzo

Allora, c’è una bella base jazzata. C’è un tipo che all’inizio fa “Dai dada daddi dai Baf!”. Poi entra un sassofono, per sommo disappunto di quello che faceva “Dai dadda Baf!". Perché insomma, non ci si comporta così! Non puoi entrare in mezzo alla canzone, senza presentarti. Il tipo cerca di capirci qualcosa, indaga e quindi fa la cosa più logica del mondo, si mette a fare qualche domanda al sassofono. Il quale risponde, a modo suo ma risponde. E così si scopre che in realtà il povero strumento si sente un po’ solo, è pallido, non si lava da qualche tempo e avrebbe proprio bisogno di un bicchierino. Due sono le cose: chi ha scritto questo mirabile cumulo di sconclusionate fanfaluche – titolo: Saxophone, sottotitolo: bell’animalone - o è da internare o è un genio. Nel nostro caso, la seconda. E i geni sono due: Jannacci Enzo e l’amico Viola Giuseppe, conosciuto ai più come Beppe e come inarrivabile commentatore sportivo, morto decisamente troppo presto, nel 1982 a nemmeno 43 anni. Lo potete sentire in uno dei dialoghi – ovviamente sconclusionati pure quelli - presenti in…

Quelli Che… (il disco)

Secondo alcuni uno degli album più belli non solo della sua discografia ma della musica italiana dell’ultimo mezzo secolo. Contiene tutto il meglio della poetica di Jannacci. C’è il nonsense - che tanto nonsense non è - dei monologhi-dialoghi della Televisiun, Borsa valori, Dottore… (con l’amico Beppe, eccolo là) e di brani come Il Bonzo e il Marognero (sostanzialmente uno strumentale molto anni ’70 con un po’ di parole berciate apparentemente a caso). C’è la vena malinconica, delicata di Vincenzina e la fabbrica, El me indiriss, 9 di sera. E naturalmente c’è…

Quelli che... (la canzone)

Capolavoro assoluto. Punto. Ok, elaboriamo un po’ il concetto. Era attuale nel 1975, era attuale nel 1992, è attuale nel 2023. Per darci un contegno potremmo dire che è una canzone universale. C’è il personale e il politico, c’è la satira pungente e l’irrinunciabile senso del surreale. E c’è una serie impressionante di aforismi fulminanti - con punte tipo “Quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire” o “quelli che organizzano la marcia per la guerra”, e potremmo continuare a lungo – supportati da una base musicale impeccabile affidata a musicisti del calibro di Tullio De Piscopo, Pino Sacchetti e Bruno De Filippi. Ah, alle tastiere c’è un certo…

Jannacci Enzo

Ok, il signor Jannacci è sicuramente un tipo un po’ stralunato; spesso non si capisce esattamente quello che dice, però si ride, si ride tanto e forte. Tutte cose vere, ma come se la cavava con la musica? Mettiamola così: è un caso se a poco più di 20 anni suoni con grandi del jazz come Stan Getz o Chet Baker, e allo stesso tempo, con una certa nonchalance pesti sui tasti del tuo bel piano del sano rock’n’roll con Adriano Celentano o con Giorgio Gaber? No, non è un caso. Il diploma al Conservatorio in armonia, composizione e direzione d'orchestra mette fine a qualsiasi dubbio. Il signor Jannacci era un pianista e un musicista con i controfiocchi. Non solo, era anche un medico con i controfiocchetti, anzi per essere precisi un medico-chirurgo. Il nostro praticamente abbandona le scene alla fine degli anni ’60, all’apice del successo, per trasferirsi in Sudafrica. Va a fare la specializzazione con un certo Christiaan Barnard (sì, lui, quello del primo trapianto di cuore su un uomo). E il bello è che Jannacci ha sempre esercitato, anche quando è tornato a scrivere canzoni, a calcare i palcoscenici, ad apparire in televisione.

Riassumendo

Sul biglietto da visita il signor Jannacci Enzo avrebbe potuto mettere le seguenti qualifiche: cantante, musicista, paroliere, cabarettista, attore (sia in teatro che al cinema), conduttore televisivo, medico-chirurgo (che considerava la sua attività principale). E per completezza avrebbe potuto mettere anche la menzione cintura nera di karate (perché, sì, ha conseguito il terzo dan e ha pure curato dei corsi in videocassetta!). Due sono le cose: uno così o è un pazzo o è un genio. Nel nostro caso, la seconda.

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