Protagonisti in musica

Christoph Brenner: oltre la direzione

Il violista racconta il filo invisibile che lega strumenti, psicologie e passioni, tra ricordi d’orchestra e giudizi che non temono di sfidare i canoni

  • Oggi, 11:01
Cristoph Brenner
  • Ti-Press / Massimo Piccoli
Di: Neo/gapo 

Christoph Brenner, violista e direttore del Conservatorio, ha attraversato generazioni di musicisti e ha saputo trasformare l’istituzione in un centro di riferimento internazionale. La sua carriera è segnata da scelte coraggiose e da una visione che ha reso il Conservatorio non solo un luogo di formazione, ma un punto d’incontro per culture e talenti provenienti da tutto il mondo. Prima di tutto, però, Brenner resta un musicista. È questa la sua essenza, il nucleo che non cambia, anche quando le responsabilità di direzione sembrano prevalere. Per la prima volta a Neo, non si è parlato del suo ruolo né di progetti futuri, ma della sua vita da interprete e del legame profondo con la musica.

Essere musicisti non è solo una questione di tecnica o di repertorio, ma di attitudine mentale. Parlando delle personalità che spesso si celano dietro questo strumento, il violista afferma con franchezza: «Noi musicisti siamo egocentrici, dobbiamo esserlo. Quando siamo sul palco non possiamo annoiare, è proibito. Il primo violino deve voler attirare l’attenzione su di sé». Una dichiarazione che apre uno squarcio sul mondo interiore degli interpreti, fatto di ambizione e di responsabilità verso il pubblico. Non sorprende, quindi, che dietro posizioni di management si trovino spesso ex violisti, abituati a gestire equilibri e dinamiche complesse, proprio come in un’orchestra.

Da qui prende forma il suo ricordo di un’orchestra giovanile europea, dove le differenze di età si dissolvevano nella forza della musica. Brenner racconta di quell’esperienza come di un laboratorio di armonia sociale: sul palco, ciò che conta non è l’anagrafe, ma il suono. «L’età non importava, la famiglia in questo caso diventa il gruppo del tuo strumento». In quell’ambiente, la musica diventa lingua comune.

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Incontro con Christoph Brenner

RSI Neo 29.11.2025, 19:30

  • Neo

Un aspetto affascinante è la relazione tra lo strumento e la personalità di chi lo suona. Brenner spiega che ogni strumento porta con sé una psicologia diversa: non si tratta solo di tecnica, ma di un approccio mentale che cambia radicalmente da un artista all’altro. Il carattere di chi suona la viola, ad esempio, non è lo stesso di chi sceglie il violino o il pianoforte. Ogni scelta musicale è anche una scelta identitaria, che riflette tratti di personalità e modi di stare nel mondo.

Nasce così una riflessione più ampia sul rapporto con la musica e sulle preferenze personali. Brenner cita Glenn Gould, il pianista geniale che in una celebre intervista definì Mozart «il compositore più sopravvalutato». Una provocazione che Brenner comprende bene, perché anche lui non nasconde le proprie idiosincrasie: Vivaldi, confessa, non lo sopporta. Non per ragioni tecniche, ma per gusto, per sensibilità. È il segno che la musica non è mai neutra: suscita passioni, divide, crea alleanze e opposizioni.

Parole che rivelano come la musica sia un territorio complesso, fatto di emozioni intense e sensibilità che talvolta si completano, altre volte si scontrano. Non esiste neutralità: ogni artista vive il proprio mestiere come un atto identitario, plasmato da scelte radicali e convinzioni profonde. Brenner lo sa bene e lo afferma con naturalezza, come chi ha trasformato la musica non solo in una professione, ma in un modo di abitare il mondo.

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