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Il bacio di Sami Galbi non è un bacetto tanto per

“Kiss” è il nuovo singolo del musicista del Canton Vaud, che fonde musiche magrebine e hip hop per recapitare messaggi impegnati. Galbi è uno degli ultimi colpi di Bongo Joe, etichetta ginevrina che pubblica artisti di tutto il mondo 

  • 29 novembre, 08:55
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Sami Galbi - Kiss

Mx3, Rete Tre 26.11.2024, 12:40

  • Mx3.ch
Di: Vasco Viviani 

La sineddoche è una figura retorica per la quale si può sostituire un insieme con una parte di esso, riuscendo comunque a veicolarne un’immagine o un suono rappresentativo. È quindi corretto, in questo senso, partire dal singolo brano di un artista per disegnare un mondo sonoro e culturale, quello di Les Disques Bongo Joe. Lo facciamo con “Kiss” di Sami Galbi.

Un bacio, il suo, dopo l’esordio con due brani finiti su un 7” a metà dello scorso mese di marzo. La sua “Kiss” può essere inserita nel mondo del raï e chaâbi di protesta, volgendo però la testa al funky, si veda la citazione di Prince nel titolo. Ricordate l’edutainment dell’Hip-Hop? Unione di impegno e intrattenimento, qui con calore e colori differenti. Il suono della voce ipnotizza e ci racconta di diaspore e sofferenze, ricercando unità nella solitudine odierna. Ma chi c’è dietro a questa e a molte altre canzoni che da tutto il mondo arrivano in Svizzera? Les Disques Bongo Joe, etichetta discografica e relativo negozio di dischi fondati da Cyril Yeterian, radici armene e libanesi, una vita spesa nella musica, prima con i Mama Rosin, poi con i Cyril Cyril e gli Yalla Miku.

Ginevra, il Lago Lemano ai piedi, un negozio di dischi in pieno centro, sul Rodano. Una fucina creativa, un’etichetta discografica con la quale poter fare praticamente tutto senza limiti né confini, aprendosi al mondo e ai suoni meno allineati a partire dal 2015, anno della loro prima produzione. Negozio ed etichetta fanno uno le fortune dell’altra, con artisti di passaggio fra gli scaffali che in poco tempo sono diventate produzioni ad hoc, creando una rete di connessioni che non potremmo definire che virtuosa.

Nulla di nuovo direte voi, del resto è così che va il mondo. Vero, ma guardando attentamente il catalogo dell’etichetta ginevrina, c’è di che stupirsi per come sono riusciti a costruire un business musicale talmente atipico quanto funzionante.

Solo nel 2024 sono stati pubblicati artisti guatemaltechi, olandesi, dominicani, svizzeri, magrebini, azeri, inglesi, turchi, malawiani e francesi tralasciando due compilation (il secondo volume di “África Negra” e il secondo volume gestito dal dj belga soFa che pare letteralmente un ulteriore giro del mondo). Ventuno le produzioni fra LP e la loro raccolta di 7” a copertina forata. Aprire la loro pagina Bandcamp è come respirare aria fresca e colorata. La medesima sensazione davanti alla mitica parete del negozio dedicata alle novità, con quarantadue scintillanti spazi per altrettanti LP che fanno sfoggio di sé mese dopo mese, produzione dopo produzione. Per i digger, i famosi cercatori di suono su vinile, un’etichetta come Bongo Joe è una fedele alleata, pronta a sorprenderci sempre con la sua produzione. Ognuno avrà i suoi preferiti, il suo nuovo amico al quale affidarsi, scoprendo un mondo intero: chi voterà per il ritorno dei Cyril Cyril, chi per Rəhman Məmmədli, chi ancora per i Forest Law.

Rimane un mistero come facciano Cyril e congrega a mantenere un così alto standard di produzione e ricerca, che li ha portati in un decennio ad avere un catalogo senza pari in un mare così ampio come la musica globale. Una volta si chiamava “musica world”, vi ricordate? Fu un etnomisicologo statunitense a coniare il termine, iniziando a invitare nelle sue lezioni artisti provenienti dalle zone più disparate del luogo. Oggi la musica è sempre più promiscua e le nomee di generi e stili spesso sfuggono anche ai più certosini.

Dove mi porti gazzella mia
Hai bisogno una panacea
Non so cosa fare
Che cosa ti immagini?
Dove mi porti gazzella mia
Hai bisogno una panacea
Non so cosa fare
Che cosa ti immagini?

(Sami Galbi, “Kiss”)

Sami Galbi continua a cantare: l’album uscirà a maggio, teniamolo da conto, ballando e perdendoci fra un mare di note. No, è solo un fiume, quella è l’Île Rousseau, siamo in mezzo al Rodano e volgendo lo sguardo a destra possiamo vedere due rocce spuntare dal Lago Lemano, la Pierre Dyolin e la Pierre du Niton. Ma questa è un’altra storia.

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