Società

European Accessibility Act: le conseguenze per le aziende svizzere

Il 28 giugno 2025 è entrata in vigore la Legge europea sull’accessibilità che obbliga molte aziende dell’UE (e non solo) a proporre servizi digitali accessibili

  • Oggi, 16:40
  • 2 ore fa
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Di: Elena Panciera 

Il 28 giugno nell’Unione Europea c’è stata una piccola rivoluzione virtuosa, per quanto riguarda l’accessibilità dei prodotti digitali. Tutte le aziende che offrono prodotti o servizi sono obbligate a rispettare lo European Accessibility Act (EAA), o “Legge europea sull’accessibilità”. L’unica eccezione sono le microimprese con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo di meno di 2 milioni di euro.

L’EAA si applica anche alle aziende che non appartengono all’UE ma che offrono servizi o vendono prodotti nell’UE (tranne le microimprese, anche in questo caso). Per esempio, un e-commerce che è registrato e ha il quartier generale in Svizzera, ma che consegna anche in paesi dell’UE, cioè ha rapporti commerciali con loro, deve seguire le direttive dell’EAA.

In Svizzera è in vigore dal 2004 la Legge federale sull’eliminazione di svantaggi nei confronti dei disabili, nota anche come Legge sui disabili (LDis). I principi generali e il campo d’applicazione di questa legge costituiscono la base giuridica per esigere che anche i servizi digitali siano accessibili, anche se non sono definiti standard nel dettaglio. L’articolo 6, per esempio, afferma che «i privati che forniscono prestazioni al pubblico non devono discriminare un disabile per la sua disabilità». Ci sono anche riferimenti precisi all’accessibilità digitale e informatica: per esempio, l’articolo 3 fa riferimento ai «sistemi di comunicazione, sistemi d’emissione di biglietti» delle «infrastrutture del trasporto pubblico». Inoltre, il paragrafo 2 dell’articolo 14 recita: «Nella misura in cui le autorità offrano le loro prestazioni su Internet, tali prestazioni devono essere accessibili senza difficoltà alle persone ipovedenti».

In Svizzera è però solo la pubblica amministrazione ad avere un quadro normativo preciso sull’accessibilità digitale. L’Amministrazione federale, i Cantoni e i Comuni sono infatti soggetti allo standard eCH-0059, che impone la conformità alle Linee guida per l’accessibilità dei contenuti web (WCAG) 2.1 al livello AA a tutti i nuovi siti web e alle applicazioni mobili. Molti siti web della pubblica amministrazione sono però dichiarati solo “parzialmente conformi”: pur avendo attuato parte delle direttive, presentano ancora lacune.

A differenza del settore pubblico, per le aziende private oggi non esiste un preciso ed esplicito obbligo legale di rendere i propri siti web accessibili. Da un lato, le imprese private non possono discriminare le persone dipendenti o il proprio pubblico. Dall’altro, non sono obbligate a adottare misure particolari per offrire i propri servizi alle persone con disabilità. La situazione è quindi molto eterogenea. La decisione di investire in accessibilità è spesso lasciata alla sensibilità delle singole aziende, alla loro responsabilità sociale o a considerazioni di mercato.

Alcune grandi aziende hanno fatto grandi passi avanti, in particolare nei settori bancario, assicurativo e dei trasporti, e hanno anche ottenuto certificazioni di accessibilità. Inoltre, è in corso un dibattito politico per estendere l’obbligo di accessibilità digitale anche al settore privato. La mozione 23.3582 è stata accolta dal Consiglio federale, e lascia sperare in un’evoluzione futura del quadro normativo.

L’European Accessibility Act, in vigore dal 28 giugno 2025, potrebbe accelerare la messa in accessibilità di servizi e prodotti digitali anche in Svizzera. La Direttiva (UE) 2019/882 del 17 aprile 2019, nota come EAA, è una delle iniziative principali dell’Unione Europea per estendere i diritti delle persone con disabilità. Ha lo scopo di armonizzare i requisiti di accessibilità di molti prodotti e servizi nel mercato unico dell’UE.

La direttiva si fonda sul principio della “progettazione universale” o “Design for All”, un approccio metodologico al progetto e allo sviluppo di prodotti, spazi e servizi in modo che siano accessibili al maggior numero possibile di persone, eliminando la necessità di adattamenti o soluzioni speciali post-produzione. Questo approccio prevede e integra l’accessibilità fin dall’inizio della progettazione. In altre parole, l’accessibilità deve essere parte intrinseca del design.

L’EAA si applica a molti prodotti e servizi. Tra i prodotti, ci sono computer e sistemi operativi, smartphone, tablet e ereader, terminali self-service come bancomat (ATM), biglietterie automatiche e macchine per il check-in, apparecchiature per le comunicazioni elettroniche. Tra i servizi, la direttiva include quelli di comunicazione elettronica, trasporto passeggeri (aerei, autobus, treni, navi), di comunicazione di emergenza, oltre a ecommerce, servizi bancari al dettaglio e contenuti audiovisivi.

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  • RSI

Le aziende svizzere, se hanno rapporti commerciali con aziende dell’UE, sono quindi tenute a rispettare il livello AA delle WCAG 2.1 per i loro siti web, le app, i documenti PDF, le interfacce digitali, i video, e via dicendo. Devono anche assicurarsi che strumenti come call center, chatbot, telefoni e supporti siano accessibili anche a persone con disabilità. Anche i documenti digitali devono essere accessibili: devono avere una struttura logica e facilmente navigabile, testi alternativi alle immagini per chi naviga con tecnologie assistive, tag (etichette) appropriate nei PDF e i materiali devono essere fruibili tramite lettori di schermo.

A seconda dei paesi dell’UE in cui lavorano, e delle normative applicate in ciascuno, le aziende svizzere potrebbero dover applicare anche lo standard EN 301 549, armonizzato sulla base delle WCAG 2.1. Nel 2023 sono state poi pubblicate le WCAG 2.2, che verranno verosimilmente prese come riferimento in un futuro aggiornamento dell’EAA.

L’accessibilità digitale non è però solamente una questione di normativa o di etica, ma anche di business: in Svizzera, «secondo l’indagine sui redditi e sulle condizioni di vita (SILC) del 2022, 1,7 milioni di persone di 16 anni e più che vivono in un’economia domestica privata hanno dichiarato di avere un problema di salute permanente e di essere limitate (gravemente o meno) nelle attività normali della vita. Queste persone sono di conseguenza considerate disabili ai sensi della legge sui disabili» (Ufficio Federale di Statistica, Persone con disabilità). Nell’Unione Europea, nel 2023, circa 101 milioni di persone, cioè circa il 27% della popolazione di età superiore ai 16 anni, ha dichiarato di avere qualche tipo di disabilità (Consiglio europeo, Disabilità nell’UE: fatti e cifre).

L’accessibilità migliora l’esperienza dell’utente, aiuta le aziende a essere trovate sui motori di ricerca, ma fa bene anche alla reputazione e al fatturato. Avere servizi e prodotti inaccessibili significa ignorare deliberatamente più di un quarto della popolazione, più di un quarto del possibile mercato globale.

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