Guardare Agostino Iacurci dipingere sul muro mette calma. Le sue pennellate sono lente, precise e riflessive. Disegna fiori e piante sul cemento armato in un angolo del Piazzale alla Valle di Mendrisio, dove c’è la scalinata che porta in Corso Bello.
Tutto è raffigurato in una successione precisa, matematica, geometrica. Sembra una cosa stranissima: lui, in Ticino, è famoso per un murales a Lugano che è un inno all’anarchia, “Pietro non torna indietro”, dedicato all’anarchico Pietro Gori e alla canzone “Addio Lugano bella”.
Quando gli facciamo notare che quello che fa oggi sembrerebbe meno anarchico rispetto alle opere passate, ride e risponde che «Tutto sommato, è anarchico anche fare su e giù da un ponteggio, dipingendo per vivere!».
Ha ragione lui. Ci spiega come il suo lavoro “Ornamento radicale” a Mendrisio, in fondo, mantiene un certo spirito anarchico: «C’è la parola “radicale”, che da un lato si rifà all’idea di “radice”, dall’altro testimonia che resta un’attitudine radicale, una volontà sovversiva di fondo, che è quella di raccontare una storia di sovversione: in questo caso, sovvertire l’ordine di un’architettura, di un materiale, il cemento armato, estremamente rigoroso. È provare a riportare una dimensione di sogno onirica immaginifica».
Mi piace l’idea che l’arte proietti delle visioni nella realtà che prima non c’erano, che ci aiuti ad immaginare scenari possibili.
Agostino Iacurci
“Ornamento radicale” fa parte del progetto Diffusion 6850, è il quinto intervento di arte urbana promosso dalla città di Mendrisio. Tutti gli interventi si rifanno ai quattro elementi naturali: terra, acqua, aria e fuoco. L’idea è che la materia del territorio dialoghi con l’immaginario dell’arte.
Ci spiega ancora Iacurci: «Lavorando sull’architettura nello spazio pubblico, cerco una pittura che possa legarsi al contesto e creare una pausa visiva, o un’energia che si armonizza con il luogo. Mi interessa proprio l’idea del campo energetico».

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Ma questi interventi di arte urbana piacciono? Sì, a giudicare dai passanti in Piazzale alla Valle. La gente, soprattutto anziana, si ferma, chiede, fa un sacco di complimenti.
Ma non è sempre stato così. Ce lo racconta Giacomo Grandini, curatore che coordina questo lavoro e da tanti anni segue queste incursioni dell’arte urbana a sud delle Alpi: «Un tempo i passanti guardavano con un occhio di paura quello che poteva venir fuori da questi murales, adesso questa paura iniziale è scomparsa. C’è da subito un grande interesse, le persone vengono magari tutti i giorni a vedere l’evoluzione: partono già con una mentalità e un’idea diversa, con una voglia di scoprire qualcosa di nuovo».
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Alphaville 15.10.2025, 11:05
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