Società

La fame come arma

Quando il diritto internazionale viene calpestato

  • Ieri, 08:15
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Di: Red. 

Due voci autorevoli — il giurista Luigi Daniele e il giornalista d’inchiesta Bongiorni, al microfono di Marco Pagani — tracciano un quadro inquietante: l’uso sistematico della fame come strumento di guerra nella Striscia di Gaza. Non si tratta di una metafora, ma di una pratica documentata e denunciata dalla Procura della Corte Penale Internazionale come crimine di guerra, ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto di Roma.

Obblighi violati e diritto internazionale ignorato

Luigi Daniele ricorda che le Convenzioni di Ginevra impongono alle potenze occupanti non solo di non ostacolare l’ingresso degli aiuti umanitari, ma di facilitarlo attivamente e senza discriminazioni. Eppure, la Corte Internazionale di Giustizia ha recentemente dichiarato l’occupazione israeliana dei territori palestinesi “strutturalmente illegale”, evidenziando un disegno politico di denazionalizzazione e spopolamento.

La fame pianificata: un’inchiesta lunga vent’anni

Bongiorni, autore di un’inchiesta che parte dal 2007, sottolinea come Israele abbia utilizzato il controllo calorico come leva politica. Dopo la presa di potere di Hamas nella Striscia, Israele ha imposto un embargo totale e ha iniziato a monitorare non solo la quantità, ma anche la qualità del cibo introdotto. “Si è passati da una riduzione di 200-300 calorie al giorno a una pianificazione sistematica della malnutrizione,” spiega Bongiorni, “con effetti devastanti sulla popolazione civile.”

Alex De Waal: Gaza è la carestia più rapida della storia moderna

Il professor Daniele cita il massimo esperto mondiale di carestie, Alex De Waal, che ha definito quella di Gaza “la più veloce riduzione di un intero gruppo nazionale alla fame nella storia dei conflitti armati contemporanei”. Le immagini di neonati in incubatrici sovraffollate e convogli umanitari bloccati a Rafah sono solo la punta dell’iceberg.

Crimini multipli: una matrioska giuridica

Secondo Daniele, si configura non solo il crimine di guerra per fame, ma anche l’attacco deliberato a strutture umanitarie, il blocco degli aiuti, la contaminazione dell’acqua e lo sfollamento forzato. “Una matrioska di quasi tutti i crimini internazionali codificati negli ultimi 80 anni,” afferma Daniele, che non esclude l’ipotesi di infrazione della Convenzione sul genocidio.

La legalità come limite alla politica estera

Il monito finale è chiaro: “Se non prendiamo sul serio la legalità come limite delle scelte di politica estera, alimentiamo una tendenza distruttiva dell’ordine internazionale”, ribadisce Luigi Daniele. La denuncia non è solo giuridica, ma etica. Il diritto internazionale, costruito sulle macerie della Seconda guerra mondiale, rischia di essere vanificato dalla legge del più forte.

È imperativo che la comunità internazionale agisca per porre fine a questa crisi umanitaria e assicurare che i responsabili di questi crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Solo così si potrà preservare l’integrità del diritto internazionale e proteggere le vite innocenti intrappolate in questo conflitto.

17:05

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Alphaville 10.07.2025, 11:45

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