Storia

Congo

Un genocidio ignorato

  • 2 febbraio 2023, 18:02
  • 8 febbraio, 12:03
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Base commerciale del Congo con decine di zanne di elefante, 1900 ca

Di: Emanuela Musto

L’Olocausto è stato, senza dubbio alcuno, il crimine contro umanità più grave e straziante della storia ed è stato, a giusta ragione, ampiamente rappresentato a livello globale in film, documentari, saggi, romanzi. Purtroppo un vuoto di attenzione pare aver contraddistinto altri genocidi perpetrati fuori dall’Europa. Il genocidio congolese, che ha causato dieci milioni di vittime, è uno di questi. Ed è uno dei crimini più trascurati contro un popolo africano da parte di un paese europeo. Sebbene ricercatori e appassionati di storia abbiano affrontato questo argomento, sono ancora in molti nel mondo a non conoscere gli orrori avvenuti in Congo durante il XIX secolo.

Oggi la Repubblica democratica del Congo continua a vivere in un clima politico instabile a causa di incursioni, razzie, stupri e massacri di civili da parte di bande ribelli armate e di milizie non governative. Ancora di recente la cronaca ha riportato di un massacro di civili, 300 vittime (tra cui 17 bambini), causato dal gruppo M23 (Mouvement du 23 mars), opposizione ribelle formata prevalentemente da Tutsi e originata durante il genocidio commesso dagli Hutu durante la guerra in Ruanda.
Durante il suo ultimo viaggio nel paese lo stesso papa ha affermato, a questo proposito, che nel paese sono stati perpetrati "massacri, violenze e stupri per l'avidità di denaro".

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Regno del Congo, 1711

Le origini della colonizzazione belga
Prima della colonizzazione belga, gli abitanti del Congo, che vanta la seconda foresta pluviale più grande al mondo, erano prevalentemente pescatori, commercianti e agricoltori. Il primo regno del Congo si espanse territorialmente attraverso alleanze, matrimoni e collaborazioni tra tribù. Gli esploratori portoghesi arrivarono nel 1482 portando la religione cristiana e la conseguenza fu che molte famiglie reali si convertirono.

Scoppiarono guerre contro altre tribù africane che rifiutavano di abbracciare il cristianesimo, i rivoltosi vennero catturati e ceduti ai loro nuovi alleati come schiavi. Il paradosso di questa alleanza fu che i portoghesi insieme a inglesi, olandesi e francesi ridussero in schiavitù molti congolesi nati liberi, con o senza il permesso del re.

Durante il XIX secolo molte zone dell’Africa vennero divise tra i vari colonialisti europei, ma il Belgio riuscì ad essere l’unico Paese ad appropriarsi dell’intero Congo. Mentre in Belgio re Leopoldo II veniva percepito come un monarca riformista (perché sosteneva il suffragio universale maschile), per il Congo fu l’incubo bianco che diede inizio ad una serie di inumane atrocità.

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Membri della Force publique detti albini perché portavano fucili bianchi, 1907

Dopo aver tentato di acquistare l’Argentina e le Filippine dagli spagnoli nel 1875, il re belga scoprì l’immenso bacino del Congo. Nel 1885 nacque lo stato libero del Congo, si trattò in realtà fin da subito di un possedimento personale di re Leopoldo II, che sfruttò le risorse di quegli immensi territori e la sua popolazione senza pietà. Per battere concorrenti come Francia e Inghilterra sul tempo, nel 1876 il monarca belga promosse la Conferenza geografica di Bruxelles con l’obiettivo di stabilire l’Associazione Internazionale Africana (AIA, alla quale succedette l'Associazione internazionale del Congo) aprendo così le rotte verso l’interno. Con la giustificazione di trovare una conciliazione per abolire la tratta degli schiavi, instaurare una pace stabile tra i capitribù e proporre un arbitrato giusto e imparziale tra di loro.

L’abolizione della tratta di schiavi verso il Belgio aveva l'obiettivo di utilizzare la popolazione locale come forza lavoro direttamente sul suolo congolese. L'iniziazione al cristianesimo e la costruzione di nuovi edifici furono la motivazione ufficiale, tutto venne attuato negli interessi dei conquistatori. La maggior parte delle infrastrutture pubbliche, come ad esempio gli ospedali e le infermerie potevano essere utilizzate solo dai coloni bianchi. Nel frattempo, i congolesi erano obbligati a pagare le tasse al loro nuovo “monarca europeo”, il più delle volte a scapito della loro stessa salute, sussistenza e sopravvivenza.

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Un gruppo di congolesi in catene, accusati di vari delitti e due membri della Force publique, 1900 ca

Leopoldo II decise, invece di importare oro e diamanti in patria (troppo dispendioso), di concentrarsi su caucciù e avorio, materie che il Congo offriva in abbondanza. La domanda da parte del mercato occidentale divenne così grande che persino i milioni a servizio del re riuscivano a mantenere il ritmo di produzione. Quando la produzione di avorio e caucciù iniziò ad essere inferiore a quella richiesta, gli uomini della Force Publique (l’esercito composto da indigeni capitanati da uomini bianchi) iniziò a commettere una serie di efferati delitti contro la gente del posto.

Rapiti da bambini, cresciuti per essere soldati del re, i militi della Force Publique tagliavano tradizionalmente gli arti inferiori, le mani o anche la testa dei “disobbedienti” per ordine dei loro ufficiali europei. Le parti mutilate dei corpi delle vittime a volte venivano addirittura mangiate. Bruciare interi villaggi e fustigarne gli abitanti era una tattica terroristica comune. Molti congolesi morirono di sfinimento, a causa delle torture e per malattie come il vaiolo o la cosiddetta “malattia del sonno”.

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Violenze, oggi come ieri
La violenza sessuale contro le donne era una pratica quotidiana. Le donne congolesi erano completamente prive di protezione, soprattutto quando non potevano pagare le tasse statali. Il rapimento di ragazze e donne, lo stupro, la tortura e la schiavitù sessuale forzata da capi belgi e sentinelle sono stati i crimini più nascosti durante il genocidio congolese. La maggior parte delle ricerche e dei libri sulla colonizzazione del Congo informano il pubblico moderno sulle atrocità della mutilazione ma assai meno sulle violenze di genere, tutt’oggi presenti.

Il Congo moderno è uno dei paesi con il più alto numero di stupri e pratiche di tortura sessuale, che hanno le loro radici nell'era della colonizzazione. Eppure, i vissuti delle donne congolesi rimangono ancor oggi in gran parte taciuti.

Congo, il tesoro e il dolore

Segni dei tempi 09.04.2022, 12:05

Il Congo ottenne la propria indipendenza nel 1960 e solo 3 anni fa la monarchia belga ha rotto il silenzio sulle atrocità inflitte nella ex colonia. Re Filippo, in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Antoine Tshisekedi Tshilombo, in occasione del sessantesimo anniversario di indipendenza del Paese, ha affermato “Esprimo il mio più profondo rammarico” per gli “atti di violenza” e le “sofferenze” inflitte al Congo”.
“È balsamo per i cuori del popolo congolese”
, ha replicato in una nota la ministra degli Esteri di Kinshasa, Marie Tumba Nzenza, che ha aggiunto:“si tratta di una svolta che rafforzerà le relazioni amichevoli tra le nostre due Nazioni”.

Il 20 Giugno 2022 sono inoltre stati restituiti alla sua famiglia i resti di Patrice Lumumba, il primo premier del Congo indipendente assassinato nel 1961. A seguito della pressione della popolazione belga, sfociata in atti di vandalismo su monumenti dedicati a Leopoldo II, è stata creata una commissione d’inchiesta per indagare sul passato coloniale.

Ma sui “cedimenti morali” e sulla “banalità del male” forse nessuno, in questo come in altri casi della storia, può darci una risposta più completa di quella che ci ha lasciato Hannah Arendt.

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