Il 6 agosto 1945, alle 8:15 del mattino, il cielo sopra Hiroshima si apre in una luce accecante. La bomba atomica Little Boy cambia per sempre il corso della storia, segna l’inizio della fine della Seconda guerra mondiale e lascia dietro di sé una scia di distruzione e dolore. Tre giorni dopo, Nagasaki subisce la stessa sorte.
Kengiro Azuma, kamikaze mancato salvato dalla resa
Tra le centinaia di migliaia di vite spezzate, ce n’è una che viene salvata proprio da quella tragedia: quella di Kenjiro Azuma, giovane pilota kamikaze pronto a morire per l’Imperatore, considerato una sorta di divinità.
La sua missione suicida, prevista proprio in quei giorni, viene annullata all’ultimo momento a causa della resa. Per una manciata di giorni, Azuma scampa alla morte certa.
Il ritorno a casa, però, non porta sollievo. In un Giappone distrutto, Azuma affronta una crisi esistenziale profonda. La dichiarazione dell’Imperatore come essere umano – imposta dal generale MacArthur – frantuma la sua fede. «Io ho offerto la mia vita per l’Imperatore. L’Imperatore era il mio Dio. Poi, di colpo, diventa un uomo comune. La mia fede esce dal mio corpo», racconta in un’intervista. Per un anno non esce di casa, incapace persino di parlare. «Ero morto, finito come uomo».

Kenjiro Azuma, da kamikaze a artista
RSI Archivi 03.05.1985, 16:36
La scoperta dell’arte come via di rinascita
La profonda crisi spirituale che attraversa lo spinge a cercare un nuovo significato nella vita, trovandolo nell’arte.
Nato il 12 marzo 1926 a Yamagata, Azuma cresce nel laboratorio del padre e del nonno, entrambi fonditori di bronzo. Fin da bambino modella animali in cera e creta, ma è solo dopo la guerra che l’arte diventa la sua via di salvezza. Tra il 1949 e il 1953 si laurea in scultura all’Università di Tokyo e nel 1956, grazie a una borsa di studio del governo italiano, si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Brera.
A Brera diventa allievo e poi assistente dello scultore Marino Marini, instaurando un legame di profonda stima. Le sue prime opere riflettono l’influenza delle forme arcaiche di Marini, ma è proprio il maestro a incoraggiarlo a riscoprire le sue radici. Gli ripete : «Azuma, ricordati, sei giapponese... ».
Le opere sacre e la spiritualità del bronzo
Azuma inizia una nuova ricerca, tutta personale, che ha la sua radice nell’idea della «bellezza non costruita, qualcosa che può essere sentito solo da un giapponese, un ferro che sta arrugginendo, una catasta di legno della frutta crollata, l’elemento invisibile che c’è dietro la materia, il pieno e il vuoto...».
La sua arte, sintesi di scultura e filosofia orientale, esplora l’equilibrio tra visibile e invisibile, materia e silenzio, armonia e imperfezione. Le sue opere in bronzo incarnano una spiritualità profonda, un linguaggio universale di rinascita.
Nel 2012, per la chiesa di San Francesco a Locarno, Azuma realizza l’altare e l’ambone, tra le opere d’arte sacre contemporanee più significative e riuscite.
Le opere di Azuma a Locarno
RSI Cultura 06.08.2025, 08:00
Kenjiro Azuma si spegne nel sonno, nella sua casa milanese, nel 2016. Ha compiuto novant’anni esatti. La sua vita, segnata dalla guerra e dalla rinascita, resta una testimonianza profonda di trasformazione, dolore e bellezza.