Storia

Scienza. Progresso. Trionfalismo. Storia delle Esposizioni Universali

Un percorso che diventa lo specchio del mondo che cambia: dalle origini ottocentesche come celebrazione del progresso industriale, fino all’Expo 2025 di Osaka e all’era dell’intelligenza artificiale

  • Ieri, 15:00
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Cupola geodetica, Montréal.

Di: Astrid Julia Lang  

Dal 13 aprile al 15 ottobre 2025 si tiene ad Osaka sull’isola artificiale di Yumeshima, l’Esposizione Universale con la partecipazione di circa 160 paesi, che verrà visitata da circa 30 milioni di persone. Il tema scelto è “progettare la società futura per le nostre vite”.

Durante il periodo dell’Esposizione Osaka si trasformerà in una vetrina mondiale, grazie alla quale i paesi ospiti presenteranno al mondo il meglio che hanno da offrire per le tecnologie del futuro con particolare attenzione all’intelligenza artificiale e allo spazio. Il simbolo della manifestazione sarà The Grand Roof – Ring disegnato dall’architetto Fujimoto Sou. 

The Grand Ring, Osaka

The Grand Ring, Osaka.

La Svizzera è presente con un padiglione, definito esemplare sotto il profilo ambientale, nel quale vengono sottolineati i punti di forza della Svizzera dal patrimonio alpino al suo status di polo per l’innovazione e l’alta tecnologia come indicato dal Dipartimento federale degli affari esteri. Ambasciatrice ufficiale Heidi, figura molto amata dal popolo giapponese

Le Esposizioni Universali sono state una creazione della società occidentale dalla seconda metà dell’Ottocento ed avevano quale scopo quello di mostrare il moderno quale specchio della Rivoluzione Industriale e dunque di sottolineare progressi tecnologici ed industriali, utilizzando un palcoscenico universale per presentare prodotti concorrenziali. Non solo lo sviluppo industriale era alla base di queste Esposizioni, bensì anche l’intenzione di consolidare la fiducia nel progresso e di stupire i numerosissimi visitatori con le innovazioni di quel momento e con spettacolari architetture progettate appositamente ed in alcuni casi sopravvissute fino ai giorni nostri. In uno spazio relativamente ristretto venivano unite politica, commercio, tecnica, conoscenza, cultura, arte e divertimento.

Precursore delle Esposizioni Universali fu “L’exposition publique des produits de l’industrie française” organizzata a Parigi nel 1798, in cui manufatti artigianali ed industriali venivano presentati allo scopo di celebrare i meriti della produzione nazionale e di mostrare l’importanza della Repubblica Francese. Nei decenni successivi manifestazioni analoghe furono organizzate a livello locale, regionale e nazionale in tutta l’Europa. La prima Esposizione Universale, la “Londoner Great Exibithion of the Works of Industriy of all Nation” si tenne a Londra nel 1851 ed ebbe un enorme successo, potendo contare su oltre 14’000 rappresentanti provenienti da 27 paesi, visitata da oltre 6’000’000 di persone, che ebbero la possibilità di ammirare manufatti dell’artigianato artistico, prodotti industriali e innovazioni tecniche quali la telegrafia. Ad intervalli irregolari si tennero ulteriori Esposizioni Universali in cui innovazioni quali l’ascensore idraulico, il telefono, il microfono, la luce elettrica, l’automobile, la radio, … trovarono ampio risalto.

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Interno del Crystal Palace, Londoner Great Exibithion of the Works of Industriy of all Nation. Londra 1851

Si trattava in sostanza di consentire ai paesi partecipanti di mostrare il proprio prestigio in una sorta di competizione pacifica, ponendo l’accento anche sulla cultura popolare in contrapposizione con quella degli eruditi, proponendo una democratizzazione dell’accesso al sapere, consentito non da ultimo anche grazie ai prezzi di entrata contenuti e agli orari di apertura che permettevano anche ai curiosi ed ai lavoratori, e non soltanto ad un pubblico specialistico ed elitario, di visitare l’esposizione.

L’architettura giocò (e gioca tutt’ora) un ruolo molto importante nelle Esposizioni Universali, ritenuto come lo scopo degli organizzatori fosse quello di poter avere un’ambientazione rappresentativa e inconfondibile degli spazi espositivi. Pure gli ospiti utilizzarono l’architettura quale mezzo per un’efficace autopresentazione politica e culturale. Emblematico a questo proposito è stato il Crystal Palace dell’architetto Joseph Paxton, costruito a Londra nel 1851, una metafora architettonica per il mondo intero sotto un unico tetto, che venne edificato in soli quattro mesi ad Hyde Park. Il palazzo fu anche l’occasione per dimostrare il progresso tecnico e la perizia, poiché vennero utilizzati per la prima volta ferro e vetro, architettura che ispirò la costruzione di molti altri edifici.

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Crystal Palace, Londra 1851.

Le opere sovente di natura effimera presentavano un carattere spiccatamente moderno come ad esempio la torre di Alexandre Gustave Eiffel a Parigi del 1889, il padiglione di Mies van der Rohe a Barcellona nel 1929, la cupola geodetica di Richard Buckminster Fuller a Montreal nel 1967.

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Torre Eiffel, Parigi 1889.

L’ultima progettazione di un edificio unico per le Esposizioni Universali fu quello di Vienna del 1873 dopodiché, a partire dall’Esposizione del 1876 di Philadelphia, si sviluppò il sistema dei padiglioni

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Esposizione Universale – padiglioni. Chicago, 1893.

Grazie a questo cambiamento ogni partecipante ebbe la possibilità di caratterizzare i propri spazi espositivi con forme architettoniche proprie, spesso riconducibili ad un glorioso passato (Rinascimento, Antichità,…), con il risultato di un insieme di edifici variegati e ben distinguibili tra loro. Passando da un unico spazio espositivo, quale era il Crystal Place, al cosiddetto sistema dei padiglioni divenne sempre più importante la presentazione dei prodotti che dovevano essere immediatamente reperibili e permettere di veicolare un’immagine positiva e ad effetto, ciò che ha condotto ad una estetizzazione del prodotto. L’esposizione Universale diventa così una sorta di enorme museo. Ciò ebbe quale conseguenza l’abbandono del carattere temporaneo delle Esposizioni e dunque la necessità di poter disporre di quanto esposto in maniera duratura, da qui la creazione dei primi musei dapprima riguardanti l’artigianato e l’etnografia, per poi passare a quelli che prevedevano una ricreazione di ambienti caratteristici, nei quali venivano esposti i vari manufatti, precursori degli odierni musei a cielo aperto come ad esempio il Ballenberg.

Anche la presentazione del mondo coloniale ebbe grande risalto già in occasione dell’Esposizione del 1878 a Parigi, il cui fulcro fu la costruzione del Trocadéro, progettato dall’architetto Gabriel Davioud e dall’ingegnere Jules Bourdais, un palazzo d’ispirazione moresca che ricordava la spedizione e la vittoria del duca d’Angoulême in Andalusia nel 1827.

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Palazzo del Trocadéro, Parigi 1878.

Sempre sulla collina del Trocadéro, a conferma dell’importanza delle colonie sia francesi, sia straniere vi fu nel 1900 un’Esposizione cosiddetta coloniale, con una propria amministrazione, separata da quella universale, il cui compito era quello di mostrare le conquiste coloniali in modo positivo, al fine di aumentare il consenso tra i cittadini. Il culmine della propaganda coloniale si ebbe con le Esposizioni Coloniali di Marsiglia del 1906 e 1922, Strasburgo 1924 e Parigi 1931. 

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Esposizione Coloniale. Marsiglia, 1906.

Sebbene la curiosità per “l’altro” e “l’altrove” non fosse propria solo del XIX secolo i progressi tecnici ed in particolare la fotografia, la possibilità di viaggiare e le spedizioni scientifiche e militari, quali ad esempio la Campagna d’Egitto di Napoleone, aumentarono l’interesse per il resto del mondo. L’antropologia e l’etnografia diventarono discipline scientifiche riconosciute con la creazione della prima cattedra di antropologia nel 1855 e l’apertura del Musée d’Ethnographie du Trocadéro nel 1879. Le Esposizioni, che permettevano al grande pubblico di entrare in contatto con altre culture fino ad allora ad appannaggio dei soli esperti, ebbero grande successo anche perché proposte come un grande spettacolo e un’attrazione. La visione “dell’altro” non era particolarmente realistica, bensì più vicina ad una rappresentazione teatrale dove i differenti orizzonti geografici, culturali e cronologici venivano sovvertiti e ci si poteva trovava con un villaggio sudanese a fianco del Giappone e con un villaggio gallo-romano a fianco di una grotta preistorica.

Nella seconda metà del XIX secolo, con l’apertura dell’Estremo Oriente verso l’Occidente attraverso le Esposizioni, si venne a conoscenza della cultura “esotica” per eccellenza, ed in particolare di quella giapponese, con le sue tradizioni, l’arte, l’architettura, la musica e lo stile di vita. Nacque così il cosiddetto Japonisme movimento che interesserà ed influenzerà tutta la cultura occidentale, dai tessili all’architettura, dalla ceramica ai gioielli, dalla letteratura alla musica.

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Copertina della rivista Le Japon artistique fondata da S. Bing a Parigi nel 1888.

Visitare le Esposizioni Universali era dunque compiere un viaggio nel tempo e nello spazio, ricreativo e spettacolare, attraverso macchine e invenzioni, prodotti manifatturieri e arti, passando dal mondo delle lontanissime colonie:

«En moins de cinquante ans les principales expositions universelles atteignent donc leur pleine dimension. Elles sont faites du reflet des sciences et des techniques et abordent aussi bien la pédagogie que l’amélioration des conditions de vie de l’Homme. Elles présentent les diverses parties du monde et retracent son histoire ; elles offrent également des spectacles, des jeux et se consacrent aux arts comme aux sports ; elles sont véritablement devenues une synthèse de l’ensemble des activités humaines.» (Mabire, Jean-Christophe : L’Exposition universelle de 1900. Parigi, 2000. p. 17.)

* In meno di cinquant’anni, le principali Esposizioni Universali raggiungono il loro pieno potenziale. Riflettono la scienza e la tecnologia, si occupano di pedagogia e di miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo. Presentano le varie parti del mondo e ne ripercorrono la storia; offrono anche spettacoli e giochi e si dedicano alle arti e allo sport; sono diventate una sintesi di tutte le attività umane. *

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