Storia

Storia delle donne e storia di genere

Pur non essendo la stessa cosa abbiamo bisogno di entrambe per ricostruire una conoscenza del passato più completa e complessa

  • 10 aprile, 07:56
  • 10 aprile, 10:46
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Di: Lisa Fornara

Per molti secoli la storia è stata scritta dagli uomini per gli uomini. Le donne, pur essendo parte della storia, sono state escluse a lungo dalla narrazione storiografica. Di questa assenza si accorsero per prime le militanti dei movimenti di liberazione durante gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, grazie alle riflessioni femministe nate nell’ambito della contestazione giovanile e studentesca.

Cos'è e come è nato il femminismo?

RSI Società 12.10.2022, 17:00

Le prime studiose vicine al femminismo provarono a tradurre scientificamente le istanze politiche del movimento, impegnandosi innanzitutto per dare visibilità al ruolo delle donne nella storia. Tale approccio, che nacque negli Stati Uniti e, almeno nella sua prima fase, venne chiamato «Her-story»

(la storia di lei) in contrapposizione alla «His-story» (la storia di lui), si poneva un intento radicale che non si esaurì solo nella scelta del soggetto d’indagine, ma si propose anche di sovvertire alcuni pilastri della ricerca storiografica.

Infatti, l’assenza delle donne nella storia non era ascrivibile al solo fatto che questa fosse un prodotto della cultura maschile, era anche legato al metodo e alle regole che la disciplina, in quanto scienza moderna, si era data già nel corso del XIX secolo. L’idea positivista di una storia fondata sui documenti ufficiali, ossia sulle fonti conservate negli archivi pubblici, aveva portato a privilegiare il racconto delle grandi imprese: battaglie, rivoluzioni e trattati di pace, ovvero delle vicende di uomini che avevano ricoperto ruoli importanti. La critica a questo tipo di impostazione non nacque con il femminismo, ma sorse in Francia già alla fine degli anni Venti del secolo scorso, per opera degli studiosi dell’illustre Scuola degli Annales che, dando avvio alla «Nouvelle histoire», misero in discussione l’«Histoire événementielle» e allargarono gli orizzonti della ricerca a questioni economiche e sociali, arrivando a stabilire che «tutto è storia». Nonostante tale nuovo approccio, il ruolo delle donne nella narrazione storica rimase scarso o addirittura assente. 

La storia delle donne, seppur inizialmente legata alle rivendicazioni politiche del femminismo, si avvalse di fonti per lungo tempo ignorate, come le testimonianze orali, le lettere, gli epistolari, i diari, che permisero di scoprire e ricostruire il vissuto femminile. Tale ambito di ricerca si sviluppò all’interno di un movimento di rinnovamento della disciplina più ampio che poneva l’attenzione sulla storia dei ceti subalterni e marginalizzati.

L’Associazione Archivi Riuniti Donne Ticino (AARDT)

Alphaville 29.01.2024, 11:05

  • AARDT-Associazione Archivi Riuniti Donne Ticino

A partire dagli anni Ottanta, nell’ambito della storia culturale, la storia delle donne venne sottoposta a critica proprio dalle studiose che fino ad allora se ne erano occupate. Celebre è l’articolo della storica Joan Wallach Scott, Gender. A Useful Category of Historical Analysis (Genere. Un’utile categoria di analisi storica), pubblicato sull’American Historical Review nel 1986. Il contributo rifletteva sull’impatto che la storia delle donne aveva avuto nella ricerca scientifica: malgrado il grande lavoro delle prime storiche femministe, la scelta di nuovi ambiti tematici e il ricorso a fonti prima ignorate, quel cambiamento e quel riconoscimento, a cui le studiose anelavano, non si erano realizzati.

Si proponeva quindi l’adozione di una nuova prospettiva, quella del genere, perché in grado di svelare in che modo la differenza sessuale fosse stata costruita, vissuta, raccontata, percepita nelle diverse epoche storiche. Se la storia delle donne si rifaceva a un concetto di tipo biologico, determinato dalla sessualità, la storia di genere tentava di superare questa visione allargandosi alla dimensione sociale e culturale, mutevole nel tempo e non automaticamente connessa alla natura dei corpi.

Il genere diventava pertanto «un’utile categoria di analisi» in grado di svelare una storia dei discorsi sulle donne e sugli uomini, quindi delle aspettative ancorate alla biologia, che avevano portato alla promozione di comportamenti, rappresentazioni e desideri volti a definire la femminilità e la mascolinità.

Un approccio nuovo che suscitò un grande dibattito e non fu esente da critiche: se da un lato si riconosceva l’importanza del genere per restituire un discorso storico che tenesse conto della costruzione sociale delle rappresentazioni, dall’altro si sottolineava come la storia delle donne non potesse dirsi esaurita, essendo ancora molte le lacune sui fatti storici di cui le donne erano state protagoniste. Un’ulteriore preoccupazione delle storiche delle donne fu che la storia di genere potesse nascondere il pericolo di un ritorno a una storia degli sguardi degli uomini sulle donne, essendo le fonti prevalentemente di produzione maschile.

Il conflitto che ha caratterizzato per decenni la storia delle donne e la storia di genere è oggi confrontato con nuove sensibilità orientate a superare una visione binaria del maschile e del femminile, in particolare grazie al contributo degli studi queer e Lgbtqia+ che, da una prospettiva antideterministica, si pongono l’obiettivo di denaturalizzare le differenze. Parallelamente, anche la storia delle donne, da sempre vicina al movimento femminista, è chiamata a misurarsi con la prospettiva intersezionale, che introduce nel discorso nuove categorie come la classe sociale, la religione, il gruppo etnico, la nazionalità, per far scoprire una storia diversa da quella delle donne della borghesia occidentale e permetterci una conoscenza del passato più completa e complessa.

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