Dato per spacciato ancora fino a qualche giorno fa, l'esecutivo di Enrico Letta potrebbe inaspettatamente restare in piedi. Uno sviluppo, per molti versi clamoroso, dovuto alla spaccatura che si è ormai delineata all'interno del Popolo della Libertà (PdL), nell'imminenza del voto di fiducia al Senato atteso per questa mattina, mentre nel pomeriggio Letta dovrebbe presentarsi alla Camera.
Non tutti i senatori del PdL sono infatti disposti a togliere il sostegno all'Esecutivo, come richiesto invece da Silvio Berlusconi. Il segretario del PdL Angelino Alfano - vicepremier dell'attuale Governo - ha infatti preso le distanze dal suo leader, invitando il partito a rinnovare la fiducia a Letta.
Lo "strappo" di Alfano riflette peraltro la posizione assunta da altri esponenti di spicco del PdL, come l'ex ministro Carlo Giovanardi e l'ex presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni. Complessivamente, almeno una trentina di senatori dissidenti del PdL sarebbe pronta a votare la fiducia, in aperta rottura con Berlusconi.
L'inatteso appoggio di questi parlamentari del PdL, unitamente a quello dei centristi di Scelta Civica, potrebbe così consentire ad Enrico Letta di assicurarsi la fiducia del Senato (quella alla Camera è scontata).
Il presidente del consiglio può del resto contare sul compatto appoggio della sua formazione politica, il Partito Democratico (PD). Anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi - il rivale più profilato di Letta per la leadership del partito - ha peraltro ribadito la sua lealtà al premier.
Un eventuale rinnovo della fiducia al Governo sancirebbe quindi una severa sconfitta per Silvio Berlusconi. Già logorato dalle sue vicende giudiziarie - e con la prospettiva di una decadenza dal suo mandato di senatore - il leader del PdL si troverebbe alle prese con una seria scissione del suo schieramento politico.
La posizione di Berlusconi è divenuta ancora più precaria, dopo le sue affermazioni su presunte ingerenze di Giorgio Napolitano sui vertici della Cassazione, per la sentenza sul Lodo Mondadori. Affermazioni che hanno suscitato nuove polemiche e un'indignata reazione da parte del presidente della Repubblica.
Alex Ricordi
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La corrispondenza di Claudio Bustaffa
RSI Info 02.10.2013, 09:46