Fondatore della
Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, un’isola di solidarietà per persone in difficoltà, dai tossicodipendenti alle prostitute ai disadattati,
don Andrea Gallo più che un prete oggi è un simbolo. Ordinato sacerdote alla fine degli anni Cinquanta si è sempre speso in difesa degli ultimi, per questo lo hanno chiamato “il prete rosso”, “il prete da marciapiede” o “il prete no-global”. In realtà don Gallo è soprattutto un uomo di Chiesa, profondamente convinto della sua missione che ha sempre interpretato in difesa della libertà di pensiero con opinioni “non allineate” su temi scomodi come la liberalizzazione delle droghe, la globalizzazione, le disparità sociali, l’aborto e l’eutanasia, l’unione fra omosessuali, il sacerdozio femminile accanto a una feroce e incessante critica al potere politico ed ecclesiastico. Un po’ anarchico, o meglio, “angelicamente anarchico” come lui stesso si definisce, don Gallo è sempre stato un uomo coraggioso, semplice e libero come gli argomenti misti fra riflessioni e ricordi raccolti dal microfono di Giorgio Thoeni: temi trattati senza censura preventiva, soggetti che fanno discutere, che dividono ma che sono alla base del suo sincero apostolato e alla sua grande umanità.

Don Gallo, un prete scomodo
Laser 01.03.2012, 01:00
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