Il popolo svizzero, dicendo “sì” all’iniziativa popolare contro la costruzione sfrenata di residenze secondarie , ha espresso un segnale forte contro lo sviluppo immobiliare senza limiti. È quanto ritiene oggi buona parte della stampa elvetica.
“Eccesso di cemento sulle Alpi”, “Incuria nella pianificazione del territorio”, “Attrattiva del lucro a scapito del paesaggio”: la maggioranza dei quotidiani concorda anche sui motivi che hanno indotto i cittadini ad accettare l'iniziativa di Franz Weber.
Un divorzio "fra Svizzera cittadina e quella alpina"
La Tribune de Genève sostiene quindi che il Vallese e i suoi promotori estremisti "pagano oggi per decenni di abusi e di cementificazione selvaggia”. Da parte sua, Le Nouvelliste afferma che lo scrutinio esprime un “divorzio” fra la Svizzera cittadina e la Svizzera alpina, mettendo allo stesso tempo in guardia sui costi di quella che definisce una “bella e rassicurante visione di un paese di Heidi 'Tip-top in Ordnung'”.
Gallery image - Contro la cementificazione del territorio
Chi sono le "vittime collaterali"?
La Liberté si sofferma invece sulle “vittime collaterali” di queste votazioni, ossia “i villaggi periferici situati sull'Altipiano svizzero e che non sono oggetto di un turismo sfrenato”. A pagare saranno i comuni che hanno seguito una politica moderata di pianificazione del territorio, le fa eco la Südostschweiz. Il quotidiano grigionese teme che saranno colpiti da stagnazione o persino da un “esodo rurale”.
Le Temps: conseguenze del voto da relativizzare
Secondo il Bund, il successo dell'iniziativa potrebbe peraltro favorire quella sul paesaggio, attualmente in discussione in Parlamento. Infine, Le Temps ritiene che le conseguenze del testo di Weber siano da relativizzare: “la definizione stessa di residenza secondaria offre un certo margine di manovra”.




