Esportazioni e fatturati nuovamente in calo e commesse giù del 13%. Nel presentare martedì il bilancio del settore nel primo semestre dell’anno, Swissmem, l’associazione che rappresenta l’industria metalmeccanica svizzera, parla ormai di una situazione “drammatica”. E le prospettive sono cupe: i numeri non scontano infatti ancora i nuovi dazi statunitensi del 39% sui prodotti svizzeri.
Sono ormai nove trimestri consecutivi che l’industria metalmeccanica e tecnologica registra un fatturato in diminuzione. L’ultima contrazione del 2,5% va di pari passo con il calo delle commesse.
“È un aggravamento della situazione dell’industria ancora prima dei dazi al 39%”, sottolinea Stefan Brupbacher. Il direttore di Swissmem, ai microfoni del Radiogiornale, parla apertamente di situazione drammatica, di una spirale negativa inizialmente causata dal franco forte, dalla debolezza della domanda (soprattutto quella cinese, -17% semestrale) e dalla pressione normativa. A dirlo sono peraltro le aziende stesse, interpellate in un recente sondaggio.
La mazzata trumpiana è ancora da calcolare. Di buono c’è che i prodotti svizzeri sono in parte insostituibili e che un quinto delle aziende si dice capace di assorbire nuovi dazi in una misura che non superi però il 31%. I prodotti made in Switzerland continueranno quindi ad essere esportati verso gli Stati Uniti. “Tuttavia, forse, tra due o tre anni, non più dalla Svizzera ma piuttosto dalla Germania, dall’Italia o da qualsiasi altro paese.
Swisscom a questo punto lancia l’ennesimo appello: “Non ci lagniamo, ma siamo frustrati da quella politica che si affida unicamente alla resilienza del settore”. Perché se, come ancora emerge dal sondaggio, l’83% delle aziende vuole conquistare nuovi mercati, a iniziare dal Mercosur (America latina, ndr), e il 62% intende sviluppare nuove attività, licenziamenti e delocalizzazioni restano l’ultima ratio. Ma la lotta per la sopravvivenza va agevolata. “Noi vogliamo delle condizioni quadro migliori. Non vogliamo i soldi del contribuente”, dice Brupbacher. Il che significa meno burocrazia, niente nuovi oneri sociali per le aziende, nuovi accordi e più Europa, accelerando i bilaterali III conclude Swissmem.