Telelavoro, il Ticino sotto la media svizzera

Dopo l’apice registrato durante la pandemia, il telelavoro in Ticino l’anno scorso è tornato ad aumentare. Nel 2020 c’è stato il picco massimo, con il 36,8% dei lavoratori residenti in Ticino che hanno lavorato da casa regolarmente o occasionalmente, nel 2024 è stato il 33,6%. Dati rilevati da uno studio dell’ufficio cantonale di statistica, che ha però permesso di evidenziare anche un altro particolare: nel resto della Svizzera le percentuali sono più alte. All’inizio del 2021 la media nazionale ha sfiorato il 45% di telelavoratori, per poi stabilizzarsi attorno al 41,6% del 2024. Come spiegare questo divario? A SEIDISERA ha risposto l’autrice dello studio, la ricercatrice Silvia Giacomini.

“Si tratta probabilmente di una somma di fattori”, in particolare - spiega Giacomini - la diversa struttura economica: “In Ticino ci sono attività del secondario dove non è possibile svolgere il lavoro a domicilio, come ad esempio alcune industriali, oppure attività nelle costruzioni che coinvolgono un numero maggiore di lavoratori rispetto alla Svizzera”. Oltre a ciò, spiega la ricercatrice, alcune attività che in altre regioni del Paese vengono svolte a distanza “in Ticino sono meno diffuse, come ad esempio alcune attività scientifiche o attività finanziarie. Ci sono anche altri aspetti che sono difficilmente misurabili, come probabilmente delle differenze culturali, in particolare nel desiderio di conciliare il lavoro con il tempo libero”.

“Le persone che lavorano a domicilio attualmente sono maggiormente rappresentate nella fascia d’età tra i 40 ai 50 anni, e tra chi dispone di maggiore autonomia professionale, come i lavoratori indipendenti oppure i lavoratori dirigenti”, risponde l’autrice dello studio. Ma è possibile prevedere, sulla scorta dei dati raccolti, la tendenza per i prossimi anni? “Sarà interessante vedere se il 2024 è stato un anno eccezionale o se il trend continuerà a crescere per allinearsi ai dati nazionali, che al momento stanno mostrando una relativa stabilità”, conclude Silvia Giacomini.