Per l’intelligence militare israeliana, solo il 17% dei morti a Gaza sono militanti di Hamas. Il dato è stato rivelato in un’inchiesta del media israeliano +972, che ha avuto accesso alla banca dati dei servizi di sicurezza militare.
SEIDISERA ha incontrato Meron Rapoport, uno dei caporedattori della rivista online, che era alla Biblioteca cantonale di Lugano per i corsi di giornalismo della Svizzera Italiana. Al microfono di Bettina Müller ha spiegato la genesi dell’ultimo scoop:
“Nel giornalismo si deve avere un po’ di fortuna. Noi, tramite Yuval Abraham (giornalista investigativo, ndr), che ha fatto la maggior parte di queste inchieste, abbiamo fonti nell’intelligence che hanno accettato di rivelare quello che fanno e ciò che hanno visto. Anche le cifre esatte della lista nell’intelligence militare israeliana. Abbiamo comparato questi numeri con quelli del Ministero della sanità palestinese e abbiamo visto che soltanto il 17% degli uccisi a Gaza, durante questa guerra, erano considerati come militanti di Hamas. Ciò significa che gli altri non lo erano”.
Un’altra vostra inchiesta ha rivelato l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) da parte dell’esercito israeliano per definire gli obiettivi da colpire a Gaza. Cosa avete scoperto esattamente?
“Lavender è un sistema di IA usato dall’esercito israeliano per scegliere l’obiettivo da colpire a Gaza. Praticamente una lista di morte, perché chiunque vi figurava era per Israele obiettivo legittimo da colpire. Su questa lista c’erano 37’000 persone e abbiamo scoperto che è stata fatta dall’intelligenza artificiale. Ma anche che (durante i raid, ndr) è stato permesso dall’esercito israeliano di uccidere 20 civili per ogni combattente di Hamas di basso grado e più di 100 civili per un comandante di Hamas o della Jihad islamica. Questo, secondo me, spiega abbastanza bene le cifre che abbiamo visto a Gaza. Questi 62’000 morti sono anche un risultato dalla decisione israeliana così permissiva. Il consenso ad uccidere venti civili, attaccare, colpire la gente a casa loro, quando dormono con le famiglie, con i figli, e anche i vicini di casa. Questo può spiegare il fatto che intere famiglie sono state distrutte negli attacchi israeliani”.
Come fate a essere sicuri dei risultati delle vostre inchieste?
“Perché è così difficile e perché siamo sotto il mirino di tutti? Facciamo un lavoro extra, siamo extra cauti. Verifichiamo non tre fonti, ma 5, 6 o 10 per essere sicuri di quello che diciamo. Abbiamo fatto più di una decina di grosse inchieste e nessuno veramente ha negato i fatti. Abbiamo subito degli attacchi, ma a livello politico, non a livello di dire che questo era inventato, non era così”.

L'intervista a Meron Rapoport
Telegiornale 05.09.2025, 20:00