Gli organismi geneticamente modificati continuano a far discutere. Qualche giorno fa l’Unione Europea ha dato il via libera a una nuova regolamentazione riguardante una categoria specifica di OGM: quelli che presentano modifiche genetiche potenzialmente riscontrabili anche in natura. Dopo oltre due anni di confronto, le divergenze tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo sono state superate e, in futuro, potrebbe diventare più semplice produrre e commercializzare questi nuovi OGM anche in Europa. SEIDISERA ne ha parlato con Beda Romano, collaboratore RSI da Bruxelles.
“Sono organismi basati su nuove tecniche genomiche che alterano il materiale genetico delle piante. Ma la differenza rispetto agli OGM di prima generazione è che questi non introducono DNA estraneo alla pianta, modificano il DNA già presente”, ha spiegato Romano. L’accordo prevede due categorie: la prima comprende piante “recuperabili in natura”, per le quali l’etichettatura è prevista solo sui semi; la seconda riguarda piante sottoposte a trattamenti più invasivi, che continueranno a essere regolamentate secondo le norme attuali. Le associazioni agricole europee hanno accolto positivamente la riforma, mentre gli ambientalisti restano critici. Per Romano non si tratta di un cambio di rotta, ma di “un adattamento all’innovazione scientifica”, stimolato dalla concorrenza cinese e americana.
In Svizzera, invece, la legge rimane restrittiva e vieta la coltivazione di OGM almeno fino al 2030. L’approccio è improntato alla prudenza e le limitazioni resteranno in vigore proprio per permettere alla comunità scientifica, agli allevatori e ai politici di riflettere.
La proposta di modifica attualmente in consultazione prevede controlli rigorosi: “Ogni nuova pianta modificata deve essere controllata a fondo per capire se è sicura per l’ambiente, per la salute”, ha dichiarato a SEIDISERA Roland Peter di Agroscope. A differenza dell’UE, la Svizzera “non fa distinzione tra modifiche piccole o grandi. Vuole comunque verificare tutto”. Chi vende sementi o prodotti deve inoltre dichiararlo con chiarezza.
Per i ricercatori, queste tecnologie rappresentano strumenti preziosi contro le malattie delle piante e gli effetti dei cambiamenti climatici. Tuttavia, l’eccessiva cautela svizzera rischia di far perdere opportunità. Anche l’aspetto commerciale pesa: “Se noi decidessimo di adottare regole diverse rischieremmo di avere barriere commerciali“, ha spiegato Peter, aggiungendo infine: “Tra prudenza e innovazione, la sfida è non perdere strumenti preziosi per affrontare il futuro dell’agricoltura svizzera”.






