Cesare Battisti, l'ex terrorista italiano dei Proletari armati per il comunismo — arrestato a gennaio in Bolivia dopo quasi quarant'anni di latitanza e ora detenuto a Oristano, in Sardegna — ha ammesso per la prima volta, davanti al pubblico ministero di Milano, di essere responsabile dei quattro omicidi per cui era stato condannato all'ergastolo agli inizi degli anni Ottanta, chiedendo scusa.
La sua ammissione "fa giustizia di tante polemiche che ci sono state in quel periodo, rende onore alle forze dell'ordine e alla magistratura e fa chiarezza sul gruppo di cui faceva parte, che ha agito dalla fine degli anni Settanta in modo efferato", ha detto il procuratore, Francesco Greco.
Il 64enne — che finora si è sempre dichiarato innocente — è stato condannato in via definitiva per quattro delitti, due commessi materialmente e due in concorso: quello del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro; quello dell'agente della Digos Andrea Campagna (entrambi uccisi nel 1978); quello del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin (febbraio 1979).