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Canada, l’ombra di Trump sulle elezioni

Gli attacchi del presidente USA alla sovranità del Paese e la guerra dei dazi hanno affossato le speranze di cambiamento dei conservatori

  • 28 aprile, 18:52
07:02

Il Canada alle urne

SEIDISERA 28.04.2025, 18:00

  • Andrea Vosti/RSI
Di: Andrea Vosti, Inviato RSI in Canada

In Canada si tengono oggi, lunedì, le elezioni legislative anticipate per rinnovare i 343 seggi del Parlamento e per decidere chi guiderà il paese nei prossimi quattro anni. A sfidarsi per la poltrona di premier – dopo i dieci anni di governo laburista di Justin Trudeau – sono il suo erede Mark Carney, il nuovo leader del Partito Liberale, e Pierre Poilievre, il giovane capo del Partito Conservatore che soltanto fino a tre mesi fa, cavalcando lo slogan trumpiano “Canada First”, sembrava lanciato verso una vittoria schiacciante.

A inizio gennaio, quando Trudeau – in piena crisi di popolarità a causa di un’economia zoppicante – ha annunciato le sue dimissioni dalla guida del partito e dal premierato, il Partito Conservatore aveva un vantaggio di addirittura 25 punti sui Liberali. Oggi invece la situazione si è ribaltata: i Liberali di Mark Carney sono in testa nei sondaggi, con i Conservatori staccati di 4 punti percentuali, mentre gli altri partiti, Bloc Québécois e Nuovo Partito Democratico, seguono a grande distanza.

Il motivo principale per spiegare la clamorosa resurrezione politica dei Liberali ha un nome e un cognome: Donald Trump. Con i suoi attacchi alla sovranità canadese, il desiderio di fare del Canada il 51mo stato degli Stati Uniti e quindi scatenando la guerra dei dazi doganali, Trump ha di fatto affossato la voglia di cambiamento dei canadesi dopo l’era Trudeau, spingendoli verso una figura rassicurante come il tecnocrate Mark Carney. Ex direttore della Banca centrale canadese e poi della Banca centrale britannica nei tumultuosi anni della Brexit, il leader dei Liberali è ritenuto più idoneo per tenere testa alla guerra dei dazi del presidente statunitense.

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L'azienda Summit Station Dairy di Hamilton, nei pressi del confine con gli USA

  • Andrea Vosti/RSI

“La mia impressione è che la gente qui sia disposta a soffrire un po’ pur di difendere la nostra sovranità” mi dice Ben Loewith, proprietario della Summit Station Dairy di Hamilton, un’azienda lattiero-casearia con 450 mucche a un’ora di auto da Toronto. “Molti canadesi si sentono traditi e hanno cominciato a boicottare i prodotti importati dagli Stati Uniti”.

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Ben Loewith è il proprietario di terza generazione di quest’azienda agricola

  • Andrea Vosti/RSI

“Per molte aziende canadesi colpite dai dazi, gli Stati Uniti non sono più ritenuti un partner commerciale affidabile” spiga Dan Kelly, presidente dell’Associazione canadese delle piccole e medie imprese indipendenti, CFIB. “Siamo in balia degli umori di Donald Trump ed è sconvolgente osservare come le relazioni commerciali con gli Stati Uniti siano cambiate nel giro di un paio di mesi”.

I temi di campagna cavalcati per anni dai conservatori, il costo degli affitti, l’immigrazione illegale e la sicurezza delle città, sono usciti dai radar di buona parte dell’elettorato. Oggi i canadesi dall’orgoglio ferito hanno a cuore una domanda: chi potrà difenderli meglio dagli assalti di Donald Trump, l’elefante nella cristalleria di queste elezioni canadesi?

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