ANALISI

Cosa significa la presa di Avdiivka?

Per la Russia è una vittoria sia simbolica che strategica - E l’impressione è che in questo momento, vista la debolezza di Kiev, Mosca voglia spingere sull’acceleratore

  • 19 febbraio, 05:51
  • 19 febbraio, 07:50
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Era il 29 di dicembre del 2023: Zelensky scattava un selfie ad Avdiivka. Oggi la città è in mano russa

Di: Stefano Grazioli

La presa di Avdiivka da parte delle forze russe rappresenta una vittoria sia simbolica che strategica. Dopo due anni di battaglia continua, e l’assedio vero e proprio dallo scorso ottobre, Mosca ha conquistato la roccaforte ucraina più vicina a Donetsk, che nel corso dei passati dieci anni, già dunque prima dell’inizio dell’invasione su larga scala nel 2022, era diventato il pilastro della prima linea di Kiev a nord del capoluogo occupato dai russi sin dal 2014. Il Cremlino ottiene così al giro di boa del secondo anno di guerra e a poche settimane dalle elezioni presidenziali un parziale successo, che non è però appunto solo utile alla propaganda interna, ma importante e significativo dal punto di vista militare, anche per come è stato ottenuto. Se da una parte nelle ultime settimane la morsa delle truppe russe guidate dal generale Andrei Modvichev si è stretta relativamente in fretta, con Mosca impegnata migliaia di soldati, pur con enormi perdite, dall’altra la situazione di Kiev è parsa contemporaneamente senza speranza e il ritiro annunciato improvvisamente e poco ordinato ha evidenziato i problemi ucraini, sia tattici che tecnici, delle forze condotte dal nuovo capo delle forze armate Olexandr Syrsky.

Avanzata nel Donbass

Lo scenario visto ad Avdiivka all’inizio di questo 2024 è il medesimo a cui si è assistito lungo vari punti della linea del fronte orientale nel 2023, con la Russia che è riuscita a inanellare una serie di successi, allargando il quadrante dei territori controllati nelle regioni di Lugansk e Donetsk. Dopo aver perso l’iniziativa nel secondo semestre del 2022, con la ritirata disordinata a sud di Kharkiv, le truppe russe l’hanno ripresa durante tutto lo scorso anno, con le vittorie tra l’altro a Severodonetsk, Lysychansk e Bakhmut, dove quelle ucraine erano agli ordini diretti di Syrsky, allora capo delle forze di terra. Quella di Avdiivka è adesso la più importante, perché ha fatto arretrare la prima linea ucraina di vari chilometri e al momento, considerando lo stato qualitativo e quantitativo dell’esercito ucraino e soprattutto delle riserve, c’è grande incertezza su quanto possa essere efficace la resistenza di Kiev in assenza di aiuti Occidentali. Verso ovest la presa di Avdiivka ha aperto la strada per i russi verso Selidove e Pokrovsk, mentre più a nord, a ovest di Bakhmut, gli obbiettivi rimangono Kramatorsk e Sloviansk, così come Kupyansk a sud di Kharkiv.

Stallo a sud

Sul fronte meridionale, dopo il fallimento della controffensiva ucraina la scorsa estate, i primi segnali di quest’anno indicano che la Russia ha intenzione di riprendere la condotta offensiva nell’oblast di Zaporizha. Mosca continua a concentrare truppe nella regione e in questa fase del conflitto, dove il predominio dei cieli è ancora assicurato e il sostegno occidentale sembra ancora ritardare, o comunque non essere sufficiente per accompagnare concretamente i piani di rilancio, la Russia sembra acquisire una posizione di vantaggio. I colpi ucraini nel Mar Nero, con la flotta russa presa di mira, non sembrano per ora aver impresso la direzione sperata da Kiev. Le prossime settimane e i prossimi mesi primaverili chiariranno quale sarà la vera tendenza per il 2024 su entrambi i fronti, rimanendo fermo il concetto che in una guerra di logoramento anche i cambiamenti di ritmo e di velocità non sono repentini. Molto dipenderà da quanto Mosca vorrà e sarà in grado di spingere, magari con una nuova mobilitazione dopo le elezioni presidenziali, e quando arriverà il supporto occidentale per Kiev, a corto anche di uomini e a sua volta con una mobilitazione in corso. 

Trattative possibili?

Con Mosca quindi in vantaggio non devono stupire le voci che ciclicamente si rincorrono di possibili trattative, avanzate appunto dalla Russia. La teorica apertura a negoziati da parte del Cremlino, espressa anche negli ultimi giorni in un’intervista da Vladimir Putin, si basa appunto sullo status quo dal quale si vorrebbe partire, ossia dal riconoscimento dei territori già annessi, dalla Crimea alle regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizha e Kherson, occupate parzialmente. La posizione ucraina al momento non contempla invece accordi che prevedano la perdita di questi territori. Viceversa Volodymyr Zelensky continua a ribadire l’obbiettivo della riconquista del Donbass e della Crimea sino alla sconfitta definitiva della Russia. L’impressione è che in questo momento, vista la debolezza di Kiev, Mosca voglia spingere sull’acceleratore per raggiungere almeno il completo controllo delle suddette regioni.  

Ucraina, Kiev si ritira da Avdiivka

Telegiornale 17.02.2024, 20:00

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