Il presidente egiziano ha dichiarato lo stato di emergenza nel paese per la durata minima di un mese. La decisione è presa in seguito alle violenze cominciate quando la polizia mercoledì mattina ha dato inizio allo sgombero forzato dei due sit-in dei sostenitori del deposto presidente Morsi. Il coprifuoco è stato imposto dalle 21 mercoledì e dalle 19 a partire da giovedì al Cairo e in tredici altre province. Il premio Nobel per la pace e vicepresidente ad interim ElBaradei ha annunciato le sue dimissioni dal Governo. "Non voglio assumermi la responsabilità di decisioni con cui non sono d'accordo", ha detto.
Secondo fonti giornalistiche almeno 124 persone sono morte durante agli scontri al Cairo. Il Ministero della Salute indica invece che sono 278 nell'insieme del paese. Per esponenti dei Fratelli Musulmani gli uccisi sarebbero invece oltre 2'000.
L’agenzia egiziana Mena ha comunicato la notizia che il Ministero delle finanze, in mano ai pro-Morsi, è in fiamme.
"La polizia ha agito con ritegno"
Mentre il numero di morti continua ad aumentare, dalle autorità al potere giungono giustificazioni e smentite. Il premier egiziano Beblawi ha detto che "la polizia ha agito con il massimo ritegno durante le operazioni di sgombero", e il ministro dell'interno Mohamed Ibrahim ha dichiarato che esercito e polizia hanno sparato unicamente gas lacrimogeni.
Arrestati alcuni esponenti dei Fratelli musulmani
Ibrahim ha pure smentito l’arresto dei due leader dei Fratelli Musulmani Essam el-Erian e Mohamed El-Beltagui, comunicato mercoledì in prima serata da fonti ufficiali. Non ha invece detto nulla sul fermo del dirigente Safwat Hegazy e del portavoce Ahmed Aref.
Ucciso un cameraman di Skynews
Anche un cameraman britannico è stato ucciso durante gli scontri. Lo ha annunciato l'emittente Skynews per cui l'operatore lavorava. Il resto della troupe è incolume. Altri reporter hanno affermato di essere stati arrestati, i loro telefoni e documenti sequestrati. "La situazione è deteriorata al punto che nelle strade sembra di essere in zona di guerra" racconta una corrispondente di Al Jazeera.
Piazza al Nahda "sotto controllo"
Lo sgombero dei manifestanti è cominciato attorno alle 7 del mattino con il lancio di lacrimogeni sulle due piazze occupate. Il Governo ha annunciato di aver arrestato dei leader della fratellanza islamica e di aver bloccato la circolazione dei treni.
Attorno alle 9, il Ministero dell'interno ha dichiarato alla televisione di Stato che Piazza Al Nahda, dove si trovava il più piccolo degli assembramenti, era "sotto controllo".
Diversa la situazione in Piazza Rabaa dove la polizia ha lanciato un vero e proprio assalto e attorno alla quale le violenze sono proseguite. Le forze dell'ordine hanno bloccato l'accesso alla zona e non hanno permesso ai giornalisti di avvicinarsi. In serata centinaia di simpatizzanti di Morsi hanno lasciato la piazza, ma gli irriducibili sono rimasti all'interno.
Chiese copte e cattoliche prese di mira
In tutto il paese, almeno 22 chiese, per lo più copte, ma anche sette cattoliche - fra cui un monastero e un ospedale di suore - sono state assaltate dai Fratelli musulmani. Non vi sono morti, ma tanti feriti e “la situazione per i cristiani è gravissima”, secondo padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana.
I sostenitori di Morsi sono accusati di rappresaglie nei confronti della comunità cristiana, ma anche contro la polizia: 4 agenti sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco nell'attacco a un commissariato. La TV statale ha annunciato che nemmeno la Bibliotheca Alexandrina, il più importante centro culturale dell’area del Mediterraneo, è stata risparmiata dalle violenze: è stata infatti attaccata da un gruppo di uomini armati.
I disordini si estendono
L'operazione dell'esercito al Cairo ha avuto conseguenze anche al di fuori della capitale. Scontri tra sostenitori di Morsi e forze dell'ordine sono cominciati nelle città di Minya e Assiut, e si sono registrati disordini anche a Suez, Alessandria e numerose altre città. Nella sola provincia di Fayum, i morti sono 35 secondo un bilancio ufficiale.
Condanna internazionale
Molti paesi, fra cui gli Stati Uniti, e l'Unione Europea condannano il comportamento adottato dal Governo ad interim per disperdere le manifestazioni e altrettanto fa il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon che, solo qualche giorno prima, aveva rinnovato il suo appello agli egiziani affinché rivedessero le loro azioni alla luce della nuova situazione.
Aggiornato alle 23.09
Red.MM/ats/afp
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La cronaca di Chiara Savi
RSI Info 14.08.2013, 20:25
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Intervista di Chiara Savi a Hasni Abidi, direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra.
RSI Info 14.08.2013, 14:18
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La testimonianza di Nadine Marroushi raccolta da Emiliano Bos
RSI Info 14.08.2013, 20:24