Il nome, ancora oggi, inciampa sulla lingua dei newyorkesi, ma Zohran Mamdani pare sulla bocca di tutti. Gira, insiste, è ovunque, a una settimana dal voto per eleggere il nuovo sindaco della Grande Mela. Per i sondaggi è favoritissimo, i media lo inseguono, il partito democratico lo sostiene con il sorriso un po’ tirato. Un 34enne socialista, musulmano, nato in Uganda da genitori indiani pare destinato a succedere a Eric Adams a City Hall, alla guida di una metropoli da oltre otto milioni di abitanti.
La sua agenda è semplice quanto anomala per un democratico americano: non parla di Trump, ma del costo della vita con cui deve fare i conti chi vive a New York. Un quarto degli abitanti vive sotto la soglia di povertà (che nella metropoli è stimata tra i 44’000 e i 50’000 dollari). Mamdani populisticamente propone il congelamento degli affitti per quattro anni, autobus gratis e assistenza all’infanzia garantita per tutti. Per permetterselo, suggerisce, basterebbe aumentare le imposte del 2% all’1% dei newyorkesi, i milionari. In passato o oltre l’Hudson River, l’etichetta di “socialista” e la proposta di alzare le tasse avrebbero fatto inorridire l’elettore, non ora, non qui a New York.
Sostenitori di Mamdani al comizio finale di Forest Hills, domenica nel Queens
L’ascesa del giovane Mamdani è inversamente legata alle difficoltà dei suoi avversari. Il sindaco uscente Eric Adams si è ritirato azzoppato dagli scandali. Il suo sfidante, l’ex governatore Andrew Cuomo, ora indipendente, porta con sé l’immagine di una vecchia dinastia democratica e la scia delle accuse per molestie sessuali e la sua gestione della pandemia. Il terzo rimasto in lizza è l’anziano Curtis Sliwa, repubblicano, ha poche chance nella città democratiche.
I candidati Andrew Cuomo, Curtis Sliwa e Zohran Mamdani al dibattito televisivo dello scorso 16 ottobre
Tra molti newyorkesi è cresciuta la voglia di voltare pagina con un candidato più giovane mandando un segnale all’establishment. In ritardo i vertici del Partito Democratico nazionale hanno dato tutti il loro endorsment all’aspirante sindaco, quasi controvoglia. Il leader Dem alla Camera dei rappresentanti, Hakeem Jeffries, anche lui newyorkese, ha atteso dieci giorni prima del voto per dare il suo sostegno a Mamdani dopo aver sempre glissato a chi gli chiedeva un’opinione.
Il candidato dei democratici socialisti si è profilato brillantemente sui social media
Contro ogni previsione Zohran Mamdani aveva vinto le primarie del partito a giugno. Volto nuovo, programma chiaro, comunicazione brillante attraverso le reti sociali e una capacità di mobilitare giovani volontari per il porta a porta. Dopo le primarie, Mamdani ha incontrato la “New York bene” e i suoi molti leader locali, politici e religiosi, preoccupati per il suo essere Pro Palestina o per la sua intransigenza a sinistra, per persuaderli di essere un politico pronto all’ascolto, riconoscendo la mancanza di esperienza e cercando un terreno comune. I sondaggi sin qui l’hanno premiato.
Una vittoria di Zohran Mamdani spazzerà via il centrismo che ha caratterizzato il Partito Democratico dai tempi di Clinton?
Il suo successo interroga un Partito Democratico in crisi d’identità dinanzi al Trumpismo e storicamente convinto che le elezioni si vincano al centro. Dubbi che non ha il newyorkese (o ex newyorkese) più famoso al mondo, Donald Trump. Per lui, Zohran Mamdani rimane “un comunista”. Che sia un regalo o una sfida alla sua Presidenza lo si capirà dopo il voto del 4 novembre.
SEIDISERA 18.00 del 28.10.2025 La corrispondenza di Andrea Vosti
RSI Info 28.10.2025, 16:27
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SEIDISERA 18.00 del 28.10.2025 L’opinione di Mario Del Pero, professore a Sciences Po a Parigi
RSI Info 28.10.2025, 16:28
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