Per molti essere springsteeniano è un culto. Devi esserci ai suoi concerti: almeno uno per ogni tour, se puoi anche di più. Devi andare almeno una volta a sentirlo suonare negli USA; devi fare tappa a San Siro che, insieme a Göteborg è il suo mausoleo europeo. Devi conoscere la sua musica, lasciarti sorprendere dalle sue scalette, cercare il più possibile di avvicinarti al "pit", al luogo di culto più esclusivo, che ti permette di vederlo da vicino, magari ricevere una sua goccia di sudore e, massima aspirazione, far sì che il tuo cartello con la richiesta musicale venga raccolto da Lui.
Bruce Springsteen compie 67 anni: è nato il 23 settembre 1949 a Long Branch, New Jersey. La spiaggia dei newyorkesi meno abbienti (gli altri vanno agli Hamptons), ma con tutti i comfort possibili, grandi giostre (e i casinò di Atlantic City) inclusi.
Dopo un lungo tour americano, con l’immancabile propaggine europea di questa estate (anche a Zurigo, dove il 30 luglio è andata in scena l’ultima tappa) e un ritorno fiume negli States (media: 4 ore a concerto) per "The Boss" è il momento della festa. In occasione del suo compleanno esce "Chapter & Verse", un album antologico che accompagna l’autobiografia "Born To Run" che arriverà nelle librerie di tutto il mondo, in contemporanea, il 27 settembre.
Per i cultori il disco conta poco: 5 inediti, quattro dei quali dell’era "pre-Greetings", ovvero quando suonava con i primi gruppi ed era ancora distante dal diventare quell’icona musicale che il mondo conosce. Brani che sugli store digitali si possono comprare solo insieme al resto del disco: come dire, che me ne faccio di un’altra copia di "The Rising"...? Ma il culto va oltre le speculazioni commerciali: "Chapter & Verse" si compra.
La vera chicca sarà l’autobiografia, segretissima, salvo le anticipazioni concordate con staff ed editore. Tra l’altro intitolata come la prima biografia ufficiale, libro culto per tutti i fan degli ultimi 30 anni, firmata da Dave Marsh. Un racconto che spazia dalle prime ore della fama alla depressione, al rapporto mai veramente risolto con il padre, Douglas. Un irlandese duro, il cui carattere veniva stemperato a fatica dalla moglie Adele, di origini italiane (Zirilli di cognome). Da leggere per capire quel qualcosa in più che non traspare dai racconti in musica sparsi lungo 44 anni di dischi.
Un culto si diceva: online circola una barzelletta che fa più o meno così...
Quattro madri cattoliche stavano bevendo il solito caffè insieme, discutendo come sono diventati importanti i rispettivi figli. La prima racconta: "Mio figlio è un prete. Quando entra in una stanza, tutti lo chiamano 'Padre'".
La seconda risponde a tema: "Beh, mio figlio è un vescovo. Ogni volta che entra in una stanza, la gente gli dice 'Vostra Grazia'...".
La terza, con aria di sufficienza esclama: "Non per sminuirvi, ma mio figlio è un cardinale. Ogni volta che entra in una stanza , la gente dice 'Eminenza'!".
La quarta fa finta di nulla e sorseggia il suo caffè in silenzio. Le altre la invitano... "Bene... E tu, Adele?" Lei risponde placida: "Mio figlio è Bruce Springsteen. Ogni volta che entra in una stanza, la gente esclama 'Oh mio Dio'!"
Alessandro Bertoglio
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