Israele bombarda Damasco

Israele ha messo in atto le proprie minacce e i suoi caccia hanno bombardato venerdì l’area del palazzo presidenziale di Damasco, dopo che il capo della minoranza drusa - una comunità presente anche in Libano e in Israele oltre che in Siria e che è prossima all’Islam sciita - aveva chiesto l’intervento internazionale accusando il nuovo Governo di Ahmed al Sharaa di condurre “una campagna genocidaria ingiustificata” nei confronti di “civili” drusi.

Non si tratta del primo raid israeliano sulla Siria dal rovesciamento di Bashar al Assad, l’8 dicembre 2024 dopo 13 anni di guerra civile. Se ne contano già a decine, ma questo “è un chiaro messaggio al regime”, hanno in seguito affermato il premier Benjamin Netanyahu e il ministro delle difesa Israel Katz. Secondo diversi analisti, Tel Aviv ha preso le difese dei drusi perché alla ricerca di un alleato nel Paese, il cui futuro appare quanto mai incerto. Damasco ha reagito dal canto suo parlando di “pericolosa escalation”.

Le nuove autorità di Damasco, essenzialmente sunnite, accusano elementi che sfuggono al loro controllo di essere responsabili delle violenze contro i drusi, che negli ultimi giorni hanno causato un centinaio di morti e che ricordano quelle di inizio marzo ai danni degli alawiti, che fecero - si stima - 1’700 vittime.

I caccia israeliani sono tornati in azione anche sulla Striscia di Gaza, dove da mercoledì morti sono una trentina e 2’300 (fra cui centinaia di bambini) dal 18 marzo, quando lo Stato ebraico ha mandato in frantumi la tregua. Dal 7 ottobre 2023, il bilancio è salito a 52’400 morti accertati.

In risposta all’offensiva a Gaza, gli houthi yemeniti hanno dal canto loro preso di mira Israele, oltre alle navi in transito nel Mar Rosso. Due nuovi missili lanciati venerdì hanno fatto scattare le siriene di allarme ma sono stati intercettati dalle difese antiaeree.

RG 07.00 del 02.05.2025