Otto persone agli arresti e “un enorme arsenale di armi” confiscato. Sono gli esiti delle operazioni di polizia intraprese in Kosovo, dopo l’esplosione che nella serata di ieri, venerdì, ha danneggiato un importante acquedotto nel nord del Paese, con sensibili conseguenze per l’erogazione di acqua alla popolazione.
“In qualche modo siamo riusciti a riparare i danni, ad arrestare i sospetti e a sequestrare un enorme arsenale”, ha dichiarato Xelal Svecla, ministro dell’interno kosovaro, nel corso di una conferenza stampa trasmessa oggi in diretta televisiva. Gli arresti sono stati effettuati nel quadro di controlli e perquisizioni in una decina di località nel nord del Paese.
L’esplosione, come si è poi appreso, non ha avuto alcun impatto sulla produzione di elettricità, ma ha gravemente interrotto gli approvvigionamenti di acqua corrente. Stamani, ha affermato il premier kosovaro Albin Kurti, che ha visitato il luogo dell’esplosione, era assicurato solo “circa un quarto” delle forniture idriche.
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Notiziario 30.11.2024, 20:00
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Circa le responsabilità Pristina punta il dito sulla Serbia, accusandola di aver orchestrato l’esplosione. Il ministro Svecla ha parlato di “un atto preparato da organizzazioni terroristiche professionali”. E per il primo ministro “la Serbia è l’unica entità che disponga delle capacità, dei mezzi e dell’interesse per commettere tali atti”.
Accuse che per parte sua Belgrado respinge recisamente. Aleksandar Vucic le ha definite “infondate”, “irresponsabili”, nonché volte a “infangare la reputazione della Serbia e a minare gli sforzi per promuovere la pace e la stabilità nella regione”. Il presidente serbo ha in programma una conferenza stampa per domattina.