Gli ambasciatori UE hanno varato un nuovo regime di sanzioni da applicare alla Russia, specialmente per colpire le repressioni contro i diritti umani e le libertà politiche. Sino ad ora, infatti, si agiva nel quadro delle misure restrittive che l’UE applica a livello globale. Non sarà più così. D’ora in poi, quando si tratta di Russia, la sanzioni scatteranno attraverso il nuovo regime. L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, a suo tempo, aveva detto che sarebbe stato intitolato al famoso oppositore russo Navalny, morto in carcere. Perlomeno a livello informale, dato che l’etichetta vera e propria, alla fine, non ci sarà.
Chi sta lavorando al pacchetto assicura che sarà “sostanzioso”. Perché oltre a nuove iscrizioni nella lista nera - circa 100 fra persone fisiche e giuridiche, per lo più legate ad attrezzature militari e a coloro che hanno facilitato la deportazione di ucraini - si stanno prendendo in esame nuovi settori dell’economia russa, come la “flotta fantasma” per le consegne di petrolio e, soprattutto, il gas naturale liquefatto, che ancora viene importato in Europa in grandi quantità.
Nel mentre la Russia martella le posizioni ucraine, avanza e minaccia sempre di più l’Occidente, sia che si tratti di esercitazioni nucleari o di “operazioni ibride” nel Baltico, paventando revisioni unilaterali dei confini marittimi.
Mosca, in un modo o nell’altro, è sempre al centro dei lavori dei 27, che lunedì prossimo si riuniranno per l’ennesimo Consiglio Affari Esteri (che dovrebbe ufficialmente varare il regime Navalny). Gli ambasciatori hanno ad esempio avuto uno scambio di vedute sulla conferenza per la pace prossima ventura in Svizzera. Berna ha illustrato a grandi linee il piano che ha in mente (l’idea del vertice non è quella di discutere di un accordo di pace ma piuttosto di come prepararsi a un accordo di pace, di come inquadrarlo). Mosca non ci sarà ma sta già lavorando attivamente per far fallire la conferenza, applicando pressioni (sia con la propaganda sia con la disinformazione) sui Paesi del Sud Globale, che sono la vera variabile per capire se il summit avrà un minimo di successo.
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