Mentre l’Europa discute di politiche migratorie, nel Mediterraneo si continua a morire. Sono diverse le imbarcazioni che, solo nell’ultimo mese, si sono rovesciate nel Mediterraneo, lungo quella che l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni definisce “la rotta migratoria più letale al mondo”. SEIDISERA ha approfondito i dati con Matteo Burkard.
“Il naufragio più recente risale a sabato”, ha spiegato Burkard, “quando due imbarcazioni con a bordo un centinaio di persone si sono rovesciate poco lontano dalle coste libiche. E secondo la Mezzaluna Rossa sono almeno quattro i morti”.
Questo è però soltanto l’ultimo della lunga serie di naufragi dello scorso mese. Il più letale, avvenuto il 3 novembre, ha coinvolto 49 migranti che, salpati dalla Libia su un gommone, sono naufragati dopo soltanto sei ore di navigazione. “Le ricerche sono iniziate però soltanto cinque giorni dopo. E il bilancio, come possiamo immaginarci, è drammatico”.
Nonostante il numero elevato di morti – da gennaio, circa 1’600 persone hanno perso la vita mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo – il 2025 è stato uno degli anni meno letali.
“Il picco, invece, si è registrato nel 2016, con oltre 5’000 persone che sono decedute”, ha affermato Burkard. “In totale sono più di 33’000 i morti registrati dal 2014 ad oggi, da quando cioè sono iniziati i rilevamenti”.
I dati, già allarmanti, non sono però completi, poiché riguardano soltanto i naufragi che sono stati individuati dalle autorità.






