La cocaina travolge l’Europa

Navi cargo stipate di droga, auto modificate, pusher di strada e organizzazioni straniere: ecco come si sviluppa il narcotraffico, anche in Svizzera

  • 10 ottobre, 05:00
  • 10 ottobre, 09:27
Indice
Prologo

Il gioco del gatto e del topo

Sono da poco passate le 5 del mattino quando saliamo su un’auto senza insegne della polizia cantonale. Destinazione: un’anonima palazzina di pochi piani nel Locarnese. Il commissario Fabio Maggi, viceresponsabile della Sezione antidroga, ci spiega che l’operazione appena avviata, alla quale RSI ha potuto assistere in esclusiva, “è l’ultimo tassello di un’inchiesta iniziata in gennaio”, focalizzata su un vasto traffico di cocaina. L’obiettivo è arrestare un uomo che avrebbe rifornito vari spacciatori locali e dato alloggio a un pusher arrivato in Ticino dall’estero con il solo scopo di vendere droga, ma che nel frattempo ha fatto perdere le sue tracce.

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Le teste di cuoio si preparano: si calano il passamontagna sul volto, controllano un’ultima volta l’attrezzatura e si dirigono verso la porta d’entrata, che in pochi secondi viene forzata.  All’interno dell’abitazione si trovano due persone ma non il ricercato principale. Un altro appartamento viene ispezionato. Versa in un disordine allucinante: ovunque spazzatura, vestiti e oggetti di ogni tipo. E in cucina evidenti tracce di droga. “Qui qualcuno ha consumato ed è verosimile che abbia anche cucinato del crack”, ci spiega il commissario Maggi.

Pochi minuti dopo il suo telefono squilla: anche l’uomo che stavano cercando è stato fermato, è finito in manette mentre si stava dirigendo in un garage, forse un deposito per la cocaina. Alla fine dell’operazione verranno scoperti un centinaio di grammi e qualche migliaio di franchi in contanti. 

Indagini come questa si susseguono: solo lo scorso anno, in Ticino la sezione antidroga ha arrestato un centinaio di persone. Come si sviluppa questo fenomeno? E da dove arriva la cocaina che sta inondando l’Europa? Abbiamo provato a riavvolgere il filo di questi traffici che si presentano come un gioco del gatto e del topo tra chi alimenta l’onda bianca, e chi cerca di fermarla.

17:13

Onda bianca. La cocaina travolge l’Europa

Falò 08.10.2024, 21:10

Capitolo uno

La porta d’accesso

Nel 2022 in Europa sono state sequestrate oltre 400 tonnellate di cocaina*: se riversate in strada avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali decine di miliardi di franchi. Si tratta però solo di una parte rispetto a quella realmente in circolazione. 

Prodotta e confezionata in Sud America, la cocaina arriva principalmente via mare, nascosta sulle mastodontiche navi porta container che si dirigono verso i principali scali marittimi. Con una superficie di oltre 120 chilometri quadrati, il porto di Anversa è uno dei più importanti al mondo: questa è una delle principali porte d’accesso per il fiume di cocaina che sta inondando l’Europa. È soprattutto da qui che parte l’onda bianca. Qui, l’anno scorso sono state sequestrate 116 tonnellate di droga. 

(*Ultimi dati consolidati disponibili)

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Il porto è gigantesco, è facile penetrarvi e gestire il passaggio dei carichi lontano da occhi indiscreti. Poiché la criminalità organizzata sfrutta le rotte commerciali per i traffici illeciti, Anversa giocoforza è uno degli snodi principali per i narcotrafficanti, che si avvalgono anche di complici fra le banchine. I lavoratori portuali, ci spiega la portavoce della polizia federale Ann Berger, a volte vengono corrotti a suon di mazzette, ma spesso vengono semplicemente minacciati: “Vengono mostrate agli operai le fotografie delle loro case e dei loro famigliari”. Senza aggiungere altro: il messaggio è chiaro.

“Ora quando dici Anversa dici cocaina”

Anversa è una placida cittadina a vocazione turistica. Ma negli ultimi anni deve fare i conti con episodi di violenza sempre più frequenti. I primi effetti evidenti del narcotraffico sono balzati agli occhi di tutti nel 2012, quando un gangster olandese di nome Najeb Bouhbouh, legato alla potente Mocro Maffia, è stato freddato davanti all’Hotel Crown Plaza.

Joris Van der Aa è un giornalista specializzato in cronaca nera. Scrive per la Gazet van Antwerpen (la Gazzetta di Anversa, ndr.) e ricorda ancora nitidamente di quel giorno: “Sono arrivato subito dopo l’omicidio. Najeb Bouhbouh era appena uscito dall’albergo. I killer sono arrivati dal parcheggio e gli hanno sparato, davanti agli occhi di tutti”.

“Gli addetti ai lavori erano consapevoli di quello che succedeva al porto, ma con quest’omicidio gli effetti del traffico di cocaina sono balzati per la prima volta agli occhi dell’opinione pubblica - ci spiega ancora il cronista -. Negli anni il problema è diventato sempre più grande e ora quando dici Anversa, dici cocaina!”. 

Nel frattempo, gli episodi di violenza fra gruppi criminali sono aumentati. Joris Van der Aa ci conduce in un altro luogo simbolo di questo fenomeno: un ristorante per famiglie non troppo lontano dal centro. È stato dato alle fiamme per mezzo di ordigni artigianali creati con bombole di gas. Si dice che il figlio del proprietario fosse coinvolto in un maxi traffico, ma qualcosa è andato storto e qualcuno ha perso droga e soldi. E ha cercato vendetta. 

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Criminali di strada e boss nascosti all’estero

Le autorità faticano a contrastare il narcotraffico che ormai ha messo radici al porto. L’area da monitorare è immensa e ogni anno fanno scalo qui milioni di container: impossibile controllarli uno per uno.

Tutto è reso più difficile anche dal fatto che gli attori coinvolti sono molteplici. “Non c’è un’unica grande organizzazione che controlla i traffici - ci spiega ancora An Berger, addetta stampa della polizia federale -. Ci sono vari gruppi che lavorano per altre organizzazioni. Inoltre, i capi non operano quasi mai direttamente da Anversa e nemmeno dal Belgio: si nascondono in posti che ritengono sicuri, come per esempio Dubai, il Marocco o la Turchia”.

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Anversa: la cocaina viene nascosta nei container delle gigantesche navi cargo (tratto da Falò del 08.10.2024)

RSI Info 08.10.2024, 12:07

Capitolo due

La strada e la mafia albanese

Dai porti europei, la cocaina si riversa ovunque grazie alle ramificazioni dei gruppi criminali. Arriva anche in Svizzera e pure in Ticino. Qui, hanno messo radici le organizzazioni criminali albanesi, che muovono come pedine i loro connazionali più poveri.

Un fenomeno iniziato da tempo, di cui il commissario capo Paolo Lopa, responsabile della sezione antidroga della polizia cantonale, ha assistito all’evoluzione. Ci spiega che: “In Ticino i traffici di cocaina sono gestiti prevalentemente da organizzazioni che sfruttano lo stato di bisogno di persone di origine albanese, usandole per lo spaccio al dettaglio: inviano spacciatori alloggiati prevalentemente presso tossicodipendenti che in cambio di dosi o di una parte dell’affitto mettono a disposizione l’alloggio per confezionare e a volte spacciare la sostanza”.

E non è tutto.  La gestione degli acquirenti, continua il commissario capo, “viene fatta direttamente dall’estero, quindi lo spacciatore riceve il messaggio sul proprio cellulare, con l’indicazione di dove recarsi e di quanta sostanza portare”.

L’evolversi della rete dello spaccio in Ticino e la presenza di nuovi attori che controllano il mercato ha portato anche a un aumento del grado di purezza della cocaina in circolazione. Ormai c’è così tanta droga in giro per l’Europa, che chi si occupa della compravendita non perde neanche più tempo a tagliarla con varie sostanze, più o meno nocive. In Svizzera, anche a sud della Alpi, la purezza della cocaina trafficata - ci spiegano dalla polizia scientifica, che si occupa delle analisi - supera il più delle volte l’80-85%.

Cinque tonnellate consumate ogni anno

Concretamente, quanta cocaina viene consumata ogni anno in Svizzera? “Secondo i nostri studi almeno cinque tonnellate ogni anno”, ci spiega Pierre Esseiva, professore di scienze forensi all’Università di Losanna e fra i massimi esperti in Svizzera in fatto di consumo di stupefacenti. “Vengono fatti molti sequestri, anche nei grandi porti del Nord, ma questo non influisce sui consumi che monitoriamo tramite le analisi delle acque di scarico: nonostante le operazioni di polizia, c’è sempre tantissima droga a disposizione”.

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I traffici di cocaina in Ticino, parla il commissario capo Paolo Lopa (tratto da Falò del 08.10.2024)

RSI Info 08.10.2024, 17:15

Capitolo tre

I cani sciolti

Le organizzazioni criminali balcaniche sono gli attori principali, ma sulla scena ci sono anche i cani sciolti. Come Luca, che ha spacciato per anni e ha accettato di raccontarci come si muoveva sulla piazza locale. 

Luca (nome di fantasia: vero nome noto alla redazione, ndr.) spiega di aver subito una lieve condanna dopo essere stato scoperto in possesso di 18 grammi di cocaina ma, aggiunge, “sono riuscito a dimostrare che gran parte erano per consumo personale”. “In realtà ne ho spacciata molta di più, non posso dirvi quanta; per non farmi intercettare acquistavo decine di schede telefoniche estere che cambiavo di continuo, così come i telefonini: in questo modo non sono mai finito in nessuna grande inchiesta”.

Luca, che da tempo ha smesso di spacciare, ci spiega che acquistava fino a un chilo di cocaina al mese da un contatto a Bellinziona: “Andavo da lui più volte a settimana così da non averne mai troppa addosso. La spacciavo nei luoghi della movida di Lugano e del Locarnese, ma anche altrove, in giro per le feste. All’inizio solo a poche persone ma poi man mano ho allargato la cerchia dei miei clienti”. 

Gli chiediamo come i suoi contatti riuscissero a far arrivare in Svizzera così tanta cocaina. Ci risponde che “la nascondevano nelle auto e nei camion”, aggiungendo: “Sono stati fatti molti sequestri” di cocaina trasportata in questo modo, ma “quella intercettata non è niente rispetto a quella in circolazione”. 

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Luca azzarda una statistica in voga negli ambienti del narcotraffico: per ogni chilo sequestrato altri 10 arrivano a destinazione. Un statistica difficile da verificare, ma corroborata anche dalle stime del professor Esseiva: dal suo Laboratorio a Losanna, dove sul bancone campeggiano decine di ovuli di cocaina che erano stati ingeriti e poi evacuati da un corriere, sostiene che in Svizzera “non oltre il 10% della cocaina in circolazione viene sequestrata”. 

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Ecco come spacciavo cocaina in Ticino (tratto da Falò del 08.10.2024)

RSI Info 08.10.2024, 18:00

Capitolo quattro

La frontiera

Automobili e camion per consegnare la droga sulle piazze di spaccio. Anche le inchieste e i continui comunicati delle autorità corroborano il racconto di Luca: la cocaina, una volta arrivata in Europa, il più delle volte viene trasportata su gomma, nascosta in veicoli che viaggiano lungo la rete autostradale. La Svizzera è un crocevia per questi traffici: posizionata al centro dell’asse nord-sud, viene attraversata giornalmente da centinaia di migliaia di veicoli. Chi trasporta cocaina, sfrutta questo enorme flusso per varcare il confine, costruendo nascondigli sempre più sofisticati, impossibili da individuare a occhio nudo e azionabili solo attraverso combinazioni ben definite.

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L’Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini (UDSC) è chiamato a contrastare questo fenomeno tramite gli agenti del gruppo controllo veicoli: uomini appositamente formati per individuare e forzare questi  nascondigli.

Ci accolgono nella loro sede a Mendrisio, insieme a due auto modificate, per mostrarci la complessità di certi meccanismi. La prima auto, un’utilitaria bianca, ha il ricettacolo nascosto dietro il tachimetro. Per aprirlo bisogna, nell’ordine: accendere il motore, azionare lo sbrinatore e poi, dettaglio fondamentale, inserire una graffetta piegata nel cavo per l’alimentazione del telefono al fine di azionare una serratura elettromeccanica. 

La seconda automobile, un SUV nero, ha un meccanismo simile ma su di essa sono stati costruiti ben due ricettacoli, molti più grandi: possono accogliere in tutto fino a una quindicina di chili di cocaina.

Decine di veicoli del genere sono stati sequestrati alle dogane elvetiche negli ultimi anni. Vengono distrutti, non appena terminata l’inchiesta a carico di chi li guidava. Nel frattempo sono però custoditi in un luogo segreto in Svizzera centrale. Un deposito che RSI ha potuto visitare.

Quando arriviamo, gli agenti ci mostrano alcune automobili: altre sono custodite poco più in là, al riparo da occhi indiscreti. Qui, in tutto, sono conservati una cinquantina di veicoli del genere. Su una berlina scura è stato costruito un meccanismo che attraverso una combinazione con contempla l’accensione del motore, l’attivazione dello sbrinatore e l’uso di uno speciale telecomando, permette a tutta la consolle centrale di sollevarsi. E di accedere al nascondiglio per la droga. Un’alcova degna di un film di James Bond.

Un meccanismo del genere è stato  individuato la scorsa estate anche in un’automobile nel canton San Gallo. Al suo interno, 13 chili di droga: due di eroina e 11 di cocaina purissima. Il veicolo è stato intercettato in una zona non comune per sequestri di questo tipo. Il motivo è che oggigiorno le rotte continuano a cambiare. “Fino a 10-15 anni fa le rotte erano più prevedibili per cui vi era idealmente uno spostamento da nord a sud, adesso in questo mercato così globalizzato non si distingue più una rotta prestabilita”, ci spiega Luca Cometti, capo operazioni alla frontiera sud, aggiungendo: “Il numero di mezzi e la mole di merci che transitano tutti i giorni, non consentono un controllo capillare”.

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Per varcare il confine, la cocaina viene nascosta in ricettacoli “high tech” (tratto da Falò del 08.10.2024)

RSI Info 08.10.2024, 13:46

Conclusione

L’onda bianca è sempre più grande

Torniamo a Locarno. I primi raggi del sole squarciano il velo notturno: le operazioni di ricerca di cocaina nascosta in casa o nel garage proseguono ma la tensione si allenta notevolmente. Anche l’uomo in manette si arrende all’evidenza e, rassegnato, chiacchiera nervoso con gli agenti di polizia.

Fabio Maggi scambia con noi le ultime battute: “Avete visto. L’imprevisto è dietro l’angolo. Le inchieste partono senza sapere come si svilupperanno; un’operazione che pensiamo duri una settimana, rischia invece di durare mesi. Lavori di questo tipo comportano l’uso di ingenti risorse e grande impegno da parte nostra”.

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Alcune domande ci sorgono quindi spontanee: i  mezzi a disposizione della polizia giudiziaria sono sufficienti per contrastare un narcotraffico sempre più presente, strutturato e che coinvolge molteplici attori, alcuni di grande caratura criminale? E ancora: non sarebbe ora di cambiare il paradigma in materia di stupefacenti, poiché decenni di lotta alla droga non hanno portato i frutti sperati?

Quello che abbiamo constatato, con il nostro lavoro giornalistico, è che non solo le rotte della droga continuano a cambiare e le inchieste di fanno sempre più articolate, ma che le forze dell’ordine devono anche fare i conti con trafficanti sempre più scaltri. Ad Anversa, per esempio, i sequestri sono diminuiti. Ma questo non significa che circoli meno droga. “Recentemente i trafficanti hanno iniziato a processare la cocaina chimicamente per nasconderla nelle confezioni di shampoo - ci spiega ancora An Berger della polizia federale prima di salutarci - E questo la rende molto, molto più difficile da individuare”.

Per ogni operazione, moltissima altra droga giunge quindi a destinazione. E così, l’onda bianca diventa sempre più grande.

59:41

Allarme crack - Onda bianca. La cocaina travolge l’Europa

Falò 08.10.2024, 20:40

A cura di:Ludovico Camposampiero e Alessandro Ferraro Con la collaborazione di Mattia Pacella Samanta Martinoli, elaborazioni graficheProduzione: RSI Info/Falò 

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