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La protesta per i social vietati in Nepal finisce nel sangue

Almeno 17 morti e centinaia di feriti a Kathmandu, dove la polizia ha fatto anche fuoco per disperdere le migliaia di giovani scesi in strada contro la corruzione e per il ripristino delle piattaforme

  • Ieri, 18:05
  • 46 minuti fa
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I disordini scoppiati a Kathmandu

  • Keystone
Di: AFP/Spi 

La protesta contro la censura dei social media in Nepal si è trasformata in tragedia. Lunedì, a Kathmandu, la polizia ha disperso con violenza una manifestazione, causando almeno 17 morti e centinaia di feriti. Migliaia di giovani erano scesi in piazza per chiedere il ripristino di 26 piattaforme social bloccate dal governo e per denunciare la corruzione.

La situazione è degenerata quando le forze dell’ordine hanno impedito ai manifestanti di avvicinarsi al Parlamento, utilizzando gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e persino munizioni vere. “Ero venuto per una manifestazione pacifica, ma il governo non ha esitato a usare la forza”, ha dichiarato Iman Magar, ferito da un proiettile al braccio.

Il portavoce della polizia, Shekhar Khanal, ha confermato l’uso di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, giustificandolo con l’ingresso dei manifestanti in una “zona vietata”. Il bilancio finale parla di 17 vittime e circa 400 feriti, di cui un centinaio tra le forze dell’ordine.

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Proteste fanno 16 vittime

Telegiornale 08.09.2025, 20:00

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