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Meno Wagner, lo spartito di Mosca in Africa

L’analisi sull’uscita di scena della compagnia paramilitare russa dal Mali e il peso sempre maggiore che il Cremlino attribuisce alla versione statale del gruppo mercenario

  • Oggi, 06:06
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La presenza militare russa in Africa

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

La Wagner, compagnia paramilitare russa (PMC, private military company) ha annunciato qualche giorno fa il suo ritiro ufficiale dal Mali, nell’Africa occidentale. “Abbiamo portato a termine la nostra missione e stiamo tornando a casa”, questo lo stringato messaggio con cui è stato sottolineato come il gruppo, sino al 2023 guidato da Evgeny Prigozhin, abbia adempiuto al proprio mandato, comprendente tra l’altro il rafforzamento delle forze di sicurezza del paese. La Wagner era arrivata in Mali nel 2021, assoldata dal presidente ad interim Assimi Goita, salito al potere con un colpo di stato, per combattere a fianco delle forze di Bamako contro movimenti ribelli, milizie islamiste e Tuareg, queste ultime supportate anche dall’intelligence ucraina.

Dalla Wagner agli Africa Corps

Negli ultimi mesi la PMC russa aveva però incontrato difficoltà, subendo gravi perdite e la decisione di lasciare il Mali si inserisce probabilmente in una fase di ulteriore ridefinizione degli equilibri, cominciata appunto con la morte del fondatore. Alla fine di giugno del 2023 il tentativo di rivolta contro i vertici militari a Mosca, rappresentati dall’allora ministro della Difesa Sergei Shoigu e dal generale Valery Gerasimov, aveva portato Prigozhin alla resa dei conti anche con Vladimir Putin e, un paio di mesi dopo la fallita ribellione, il capo di Wagner e il suo vice Dmitry Utkin morirono nell’esplosione dell’aereo sul quale stavano volando. Da allora la Wagner, un po’ ovunque nei paesi dove il gruppo privato era ed è attivo, è stata affiancata o sostituita dagli Africa Corps, versione statale della private company, coordinata dal ministero della Difesa di Mosca. In Mali la collaborazione militare e di sicurezza con la Russia continua ora attraverso la sola presenza dei corpi speciali sotto il controllo del Cremlino.

La strategia russa in Africa

Nonostante la Russia abbia poco da offrire ai paesi africani in termini economici e di sviluppo sul lungo periodo, il Cremlino ha accresciuto la propria influenza soprattutto nella regione del Sahel attraverso l’espansione della compagnia Wagner e degli Africa Corps da un decennio a questa parte. Mali, Burkina Faso e Niger hanno annunciato il loro ritiro dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) e hanno formato una nuova Alleanza tripartita degli Stati del Sahel (AES) proprio dopo che la collaborazione con la Russia è diventata un perno importante per il mantenimento e il rafforzamento del potere delle rispettive leadership: tutti e tre gli Stati membri dell’AES hanno richiesto supporto per la sicurezza a Wagner e Africa Corps, mentre anche a livello economico si sono intensificate le relazioni, con uno spostamento del baricentro dall’Occidente verso la Russia, con l’esempio del Niger che ha revocato nel 2024 le licenze per due miniere di uranio a una società canadese e a una francese a metà del 2024. Nonostante il ritiro dal Mali, Wagner continua le sue operazioni nella Repubblica Centrafricana e la presenza russa ibrida è stata segnalata anche ​​in Guinea Equatoriale. Alla fine dello scorso anno l’Unione Europea ha sanzionato il generale Andrey Averyanov in relazione all’espansione dell’Africa Corps.

La competizione internazionale

Per l’Europa, e soprattutto per alcuni paesi come la Francia, da sempre presenti sulla scacchiera saheliana, la competizione con la Russia in Africa ha allargato il campo di scontro con Mosca: la guerra in Ucraina ha trovato così la sua appendice indiretta, con gli attori in gioco su vari terreni, come ha dimostrato anche il supporto di Kiev ai Tuareg in Mali. L’operazione Barkhane, la missione decennale con cui Parigi dal 2014 ha tentato di limitare il terrorismo islamista nella regione, ha creato le precondizioni per l’arrivo in grande stile in Africa della Russia, che però si è trovata a sua volta invischiata in tela complicata difficile da sbrogliare: il modello russo dell’offerta di sicurezza a regimi autoritari in cambio di vantaggi economici immediati non si sta dimostrando un grande successo, al di là del fatto che, come è sempre stato anche in precedenza, la questione dei principi democratici e dei diritti civili e umani è rimasta in secondo piano, a svantaggio dei paesi africani coinvolti.

Il Cremlino in ogni caso sembra voler proseguire su questa strada, relativizzando progressivamente il ruolo della Wagner a favore degli Africa Corps, maggiormente strutturati e controllabili internamente. La regione del Sahel, nonostante la guerra in Ucraina, rimane per la Russia un quadro in cui replicare anche scenari ideologici antioccidentali, sfruttando le difficoltà dei paesi che sino a poco tempo fa hanno dominato la regione, anche se è difficile pronosticare quanto reggerà questa strategia sul lungo periodo.

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Notiziario

Notiziario 01.06.2025, 06:00

01:53

Gruppo Wagner tra le organizzazioni terroristiche

Telegiornale 06.09.2023, 12:30

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