C’è ancora incertezza sulle cause del tragico schianto del bus precipitato da un cavalcavia a Mestre martedì sera: un malore dell’autista o una manovra azzardata, mentre è stata esclusa la possibilità del coinvolgimento di un altro mezzo. “Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi”, ha detto mercoledì pomeriggio il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, facendo il punto sull’incidente, mentre la procura ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio stradale plurimo. “Stiamo sentendo i superstiti, tutti feriti, e solo 3 o 4 sono in grado di parlare”. Nessuno - ha sottolineato - si è accorto di quanto stava accadendo, ma sono troppo pochi quelli in grado di parlare per avere ulteriori elementi. A noi ora interessa l’aspetto sanitario, poi l’approfondimento”.
“L’autista stava guidando da tre ore e mezzo”
L‘autista del pullman La Linea che martedì sera è precipitato, morendo insieme a 20 turisti, dal cavalcavia di Mestre, “stava guidando da tre ore e mezzo, peraltro non continuative”. Lo chiarisce il direttore operativo della compagnia, Tiziano Idra. “Non lavorava dal giorno prima - aggiunge - quindi aveva goduto abbondantemente delle ore di riposo previste. Non era certo stanco”.
“Guard-rail, mezzo e zona di caduta sotto sequestro”
“Non ci sono allo stato attuale indagati - ha detto il Procuratore Bruno Cherchi - mentre il guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono sotto sequestro”.
E proprio sulla qualità e tenuta del guard-rail si interroga ora anche la stampa italiana, mentre il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) chiede di fare chiarezza proprio sul guard-rail installato lungo il cavalcavia di Mestre da dove è precipitato il bus con un esposto alla procura della Repubblica di Venezia. “Alcune fonti riterrebbero la struttura del guardrail obsoleta e inadatta a garantire la sicurezza dei veicoli in transito, specie di quelli pesanti come il bus precipitato ieri dal cavalcavia. Per tale motivo presentiamo un esposto alla procura di Venezia... Il Codacons offre inoltre assistenza legale ai passeggeri sopravvissuti all’incidente e alle famiglie delle vittime...”.
Tragedia a Mestre
Telegiornale 04.10.2023, 20:42
Acquisita la “scatola nera” del bus
La Procura ha anche acquisito la “scatola nera” del mezzo “che sarà esaminata - ha rilevato Cherchi - solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile altrimenti aspetteremo lo sviluppo dell’inchiesta, affinchè tutte le parti coinvolte possano avere le perizie di parte”.
“SOS dall’autista di un altro bus, gli ha lanciato un estintore”
“Il primo a dare i soccorsi è stato l’autista di un altro bus che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato”, ha detto il procuratore Cherchi. “Nel dare l’allarme - ha sottolineato - ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, che sprigionava fiamme”. Proprio le testimonianze escludono che il bus precipitato andasse veloce. “I testimoni - ha aggiunto Cherchi - hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque ci arriveranno i dati a certificare anche questo”, ha concluso.
Il video dell’incidente
La polizia locale, oltre ad aver eseguito i rilievi, è in possesso del video che documenta l’incidente. Immagini registrate dalla “Smart control room” che coordina i servizi di sicurezza dell’intero Comune di Venezia.
Il bilancio definitivo: 21 morti (tra loro anche 2 minorenni)
Il bilancio definitivo è di 21 morti, (tra loro anche due minorenni), tutti sono stati identificati. In base a quanto riferito dal prefetto di Venezia, Michele Di Bari, i 15 feriti (6 in condizioni gravi, molti sotto choc) sono tutti stranieri: quattro ucraini, due spagnoli, due austriaci, un tedesco, un croato e un francese. Tra le persone che hanno perso la vita c’è anche un bambino di un anno e mezzo - non un neonato, come riferito in un primo tempo. Lo si apprende da fonti sanitarie. La maggior parte sono giovani: tra queste una ragazzina di circa 11 anni, una ragazza di 28 anni, due giovani di 30, una di 38 e due donne di 65 e 70 anni. Secondo i dati della prefettura di Venezia, tra le persone morte nell’incidente ci sono 9 cittadini ucraini, 4 romeni, 3 tedeschi, 2 portoghesi, 1 croato, 1 sudafricano e l’unico italiano, l’autista del bus.
L’autopsia sull’autista
“Sulle eventuali autopsie - ha aggiunto il procuratore di Venezia- valuteremo in seguito. Ma, a parte quella sull’autista, le altre non sembrano necessarie visti i traumi da schiacciamento. E’ nostra volontà restituire al più presto le salme ai parenti”. L’incarico per l’autopsia sul corpo dell’autista del bus preciptato a Mestre “sarà conferito al più tardi domani giovedì n.d.r.). “Si sta provvedendo - ha aggiunto - anche all’esame del suo cellulare e di quanto possa permettere di dare certezze su quanto è accaduto”. “Parliamo di certezze - ha sottolineato - anche se in questi momenti vengono dette molte cose. Noi non parliamo di ipotesi”.
Le caratteristiche del bus elettrico precipitato
Il bus della società La Linea spa, del Gruppo Ferrovie Nord Milano, precipitato dal cavalcavia di Mestre è un modello E-12 del colosso cinese Yutong (numero uno al mondo nel settore) con propulsione esclusivamente elettrica e 400 km di autonomia assicurati da pacchi batteria per complessivi 350 kW collocati sul tetto, una posizione considerata sicura. Il veicolo fa parte di un lotto di 20 mezzi che sono stati destinati a coprire, per 9 anni, 9 linee della città metropolitana di Venezia. Il Futon E-12 può essere ricaricato in 3 ore e mezzo e permette consumi ridotti, meno di un kilowatt per chilometro. La capienza totale è di 87 posti, di cui 27 a sedere più uno per persone in sedia a rotelle. Tra le dotazioni tecnologiche, un sistema anticollisione automatico e telecamere interne e esterne. Tutta la diagnostica per la manutenzione viene monitorata da remoto dall’azienda costruttrice. In una sua pubblicazione, Yutong entra nel dettaglio della protezione dei pacchi batterie del bus E-12 e afferma anche che ‘il sistema che isola la batteria utilizza un struttura a sandwich sviluppata in azienda che può resistere alla combustione a lungo termine a 1.300 °C per più di 2 ore’, permettendo così di difendersi efficacemente ‘dai rischi interni o esterni per la sicurezza’. Secondo l’azienda, tutte le unità batteria ‘soddisfano pienamente’ lo standard di test di sicurezza Eu Ece R100.
L’esperto, “incendio batterie è inestinguibile”
“Le batterie al litio purtroppo possono prendere fuoco e quando questo accade è estremamente difficile estinguere le fiamme fino alla consumazione completa delle sostanze combustibili”. Lo riferisce Massimo Guarnieri, docente del dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Padova, responsabile del laboratorio di ingegnerizzazione dei sistemi di accumulo “Eescolab”, in relazione alle fiamme sviluppate nell’autobus caduto dal cavalcavia di Mestre ieri. “Quando si connettono più batterie assieme, come avviene in un mezzo a trazione elettrica - prosegue Guarnieri - è sempre possibile un fenomeno chiamato ‘runaway termico’, cioè il surriscaldamento di un accumulatore che si estende rapidamente anche agli altri. Se questo accade il mezzo si incendia completamente e lo abbiamo potuto constatare - aggiunge - anche in veicoli di altissima qualità, come automobili Tesla. E’ un fenomeno raro ma noto da oltre 20 anni e che si può prevenire solo con una ottima progettazione dei sistemi di controllo termico”. Relativamente al caso del bus, Guarnieri ritiene più probabile che l’incendio sia scaturito da scintille avvenute dopo l’urto a causa della rottura dei compartimenti di isolamento delle varie sostanze chimiche, dal litio al cobalto al manganese, tutti elementi altamente reattivi. “Quando si incendiano accumulatori di questo tipo - conclude - l’intervento dei vigili del fuoco è utile soltanto ad isolare il focolaio da altri corpi potenzialmente incendiabili ma è quasi impossibile che il fuoco si spenga senza aver prima esaurito tutto il contenuto delle batterie”.

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