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Navi e aerei USA in Medio Oriente per dire “Siamo pronti”

Secondo il generale Vincenzo Camporini non è segnale di un prossimo intervento diretto degli Stati Uniti

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L'analisi di Vincenzo Camporini

Telegiornale 18.06.2025, 20:00

Di: Telegiornale/DC 

Siamo al sesto giorno di guerra tra Israele e Iran. Tra gli scenari meno leggibili c’è sicuramente lo spostamento di mezzi militari statunitensi (navi e aerei) nell’area attorno al Medio Oriente. Tutti gli occhi sono puntati su Washington, per capire quali saranno le prossime mosse: quali sono le intenzioni di Donald Trump? Il corrispondente a Roma del Telegiornale, Claudio Bustaffa, ha rivolto la domanda all’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica italiana, il generale Vincenzo Camporini.

“Dal punto di vista militare [la presenza di navi e aerei americani] costituisce semplicemente una predisposizione in attesa che il potere politico, il presidente Trump, decida che cosa fare. Questo tipo di movimenti non ci dice che cosa si prospetta. È un ‘siamo pronti!’”, ha detto Camporini. Non ci sono, a suo parere, elementi per capire se l’intenzione è di dare un maggiore aiuto a Israele o se siamo prossimi a un intervento diretto degli Stati Uniti.

Ma in caso di intervento diretto degli Stati Uniti, che scenario ci troveremmo di fronte? “A livello militare lo scenario è quello di un incremento sostanziale delle attività militari aeree sul territorio iraniano”, risponde Camporini, “diciamo che la pressione militare sulle forze iraniane si incrementerebbe in modo significativo”.

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“Bisogna verificare quelli che sono gli obiettivi che ci si prefigge”, dice poi il generale Vincenzo Camporini, “se l’obiettivo è quello di neutralizzare e ritardare il programma nucleare iraniano, questo può essere conseguito con una combinazione di operazioni aeree ed eventualmente di commandos che intervengono sul terreno. E siamo in una situazione abbastanza strana, in cui due paesi che non hanno contiguità territoriale si stanno facendo la guerra. Quindi scontri terrestri al momento non sono pensabili”.

Uno degli obiettivi posti da Israele è anche il cambio di regime politico. Quando gli viene chiesta una reazione a questa affermazione, Camporini esclama: “Da militare mi vengono un po’ i brividi: il ‘regime change’ ha senso se si predispongono tutte le condizioni politiche, perché il regime che viene cambiato venga sostituito da un’altra governance. Nel passato questo secondo passo è stato spesso - se non sempre - dimenticato, con il risultato che ci troviamo l’anarchia in Somalia, in Libia, ci siamo trovati per anni e anni l’anarchia in Iraq”.


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