I porti della regione di Odessa, sette in tutto, sono bersaglio di attacchi russi da quattro anni e ancora negli ultimi giorni la città è tornata nel mirino di Mosca. I porti però, come conferma al Radiogiornale Ugo Poletti - capo editore dell’Odessa Journal – continuano a funzionare. “È difficilissimo distruggere un porto, come è difficile distruggere una ferrovia”, spiega Poletti. “Al massimo si danneggia un molo, si fa un buco, si può distruggere magari una gru, ma è quasi impossibile bloccare l’attività”.
Negli ultimi tempi gli attacchi sono aumentati. L’ultimo raid sul porto di Odessa ha colpito un parcheggio, uccidendo otto persone e ferendone 30. Si trattava di autisti di camion in attesa di caricare o scaricare merci.
Ancora più grave è stata la parziale distruzione di un ponte sul fiume Dnestr, fondamentale per i collegamenti con la Moldavia, “un attacco che colpisce molto di più la vita quotidiana”, sottolinea Poletti.
Odessa sotto attacco, il reportage
Telegiornale 20.12.2025, 20:00
L’intensificarsi dei bombardamenti su Odessa sembra una rappresaglia per le recenti operazioni ucraine contro la “flotta fantasma” russa, che trasporta petrolio aggirando le sanzioni. “Quando gli ucraini mirano ai punti deboli della Russia, come le raffinerie, i russi rispondono attaccando i porti ucraini”, spiega il giornalista.
Nonostante tutto, la popolazione di Odessa resiste. “C’è un totale adattamento”, racconta Poletti. “Dopo un attacco, il giorno dopo la gente si risveglia, va al lavoro, al ristorante con gli amici, alle feste di compleanno, persino a teatro”.
Anzi, emerge un impulso a “fare le cose belle, a non rimandarle”. Si celebrano compleanni, matrimoni, spettacoli. La vita continua, come segno di resistenza dopo quattro anni di guerra.






