Alle tre e mezza di notte di domenica 28 settembre 2003 l’Italia si ritrovò all’improvviso senza energia elettrica. Solo la Sardegna non fu coinvolta nell’evento, che lasciò il Paese al buio fino alle cinque di mattina, quando al nord vennero ripristinate le prime linee. Al centro e al sud il ritorno alla normalità fu molto più lungo. In alcune regioni della Sicilia, per esempio, la popolazione dovette aspettare addirittura fino alle 22.
La causa di quello che passò alla storia come il più grande blackout della storia non fu la torrida estate di quell’anno, che peraltro aveva già fatto temere il peggio agli specialisti, ma… un albero caduto nei pressi di Brunnen, nel canton Svitto. Tagliò una delle principali linee elettriche che collega l’Italia con la Svizzera (La Lavorgo-Mettlen).
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A Roma il pane venne preparato al lume di candela
Cosa successe?
Cogestita dalla Atel, la linea era carica all’86% al momento dell’incidente. I cavi erano quindi caldi e si stavano progressivamente dilatando e quindi appesantendo. A un certo punto toccarono un albero, che a causa della scarica cadde e tagliò in due il collegamento
I sistemi di sicurezza spostarono il carico della linea sulle altre, che andarono a loro volta in sovraccarico e si spensero una ad una. In breve l’Italia rimase al buio. Solo la Sardegna, forte di una linea autonoma, fu risparmiata dal blackout.
A seguito di infortuni legati alla mancanza di luce si registrarono quattro vittime. Ma con ogni probabilità l’evento viene ricordato soprattutto per il fatto che lasciò al buio la prima “Notte bianca” di Roma, che a quell’ora era ancora in corso e aveva attirato circa mezzo milione di persone nella capitale italiana. Circa 30’000 persone, che a quell’ora erano in viaggio, subirono blocchi o ritardi. Andò inoltre in tilt tutto quanto si alimentava a energia elettrica. Persino le radio si ammutolirono.
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Un'immagine scattata alla stazione di Reggio Calabria domenica 28 settembre
Conseguenze anche in Svizzera
In Ticino il problema venne risolto in una ventina di minuti. “Siccome l’Italia non era per così dire più in grado di prendere la corrente, questa si è bloccata da noi sovraccaricando la nostra rete”, spiegò all’epoca il direttore dell’AET Paolo Rossi.
La Mesolcina e Alta Engadina restarono senza corrente per circa un’ora e mezza, mentre nel canton Ginevra, nella zona dell’aeroporto di Cointrin l’interruzione durò una cinquantina di minuti.
La responsabilità fu degli svizzeri
Un’inchiesta dell’Unione per il coordinamento nella trasmissione di elettricità (Ucte), che riunisce più di 30 gestori di 23 Paesi dell’Europa continentale, attribuì l’evento ad un “blackout” di informazione da parte degli operatori svizzeri, che impedì al gestore italiano di sostenere il sistema elettrico nazionale. Detto in altre parole gli italiani non vennero informati adeguatamente su quanto stesse accadendo in Svizzera e non poterono quindi reagire con contromisure efficaci.
Da Setteventi del 28.09.23
RSI Info 28.09.2023, 11:54
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