Cina e Russia fanno un nuovo passo, forse il più concreto, per mostrare l’impegno a lungo termine sulla stabilità delle loro relazioni. Questo impegno ha un nome: Forza della Siberia 2. Si tratta del nuovo gasdotto di cui si parla ormai da diversi anni e che è destinato a collegare i giacimenti russi della Siberia occidentale con la regione autonoma dello Xinjiang, all’estremità nord occidentale del territorio cinese. Il colosso energetico russo Gazprom ha comunicato di aver sottoscritto un memorandum giuridicamente vincolante con il gigante statale China National Petroleum Corporation (CNPC) per la costruzione della cruciale infrastruttura e per il gasdotto di transito attraverso la Mongolia, il Soyuz Vostok.

Cina e Russia sempre più vicini
Telegiornale 02.09.2025, 12:30
L’annuncio è arrivato a margine del bilaterale tra il presidente Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin, che si sono incontrati nuovamente a Pechino in seguito al vertice annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, da cui nei giorni scorsi hanno detto di voler costruire un nuovo ordine globale.
Si tratta di un accordo che ha valore trentennale e il progetto è destinato a diventare il più grande al mondo nel settore e quello con maggiore intensità di capitale. Avrà una capacità prevista di miliardi di metri cubi di gas all’anno, una cifra enorme che dovrebbe essere raggiunta utilizzando anche riserve che prima della guerra in Ucraina erano destinate ai clienti europei. I costi per la Cina saranno però scontati e l’accordo prevede che in attesa della costruzione del nuovo gasdotto verranno aumentate da 38 a 44 miliardi di metri cubi le forniture sul già esistente Forza della Siberia originario, entrato in funzione nel 2019. Dal 2027, anche la cosiddetta rotta dell’Estremo Oriente dovrebbe aumentare i flussi annuali russi verso la Cina di altri 10 miliardi di metri cubi.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/mondo/Putin-nuovo-gasdotto-per-la-Cina--1799153.html
Erano ormai diversi anni che Putin spingeva per l’accordo definitivo, dopo che c’era stato un primo roboante annuncio a inizio febbraio 2022, quando i due leader si erano incontrati in occasione dell’apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino. Si era a solo poche settimane prima dell’invasione russa dell’Ucraina e l’intesa era già data per fatto, tanto che la Mongolia aveva lasciato trapelare addirittura la seconda metà del 2024 o la prima parte del 2025 come il lasso temporale di inizio dei lavori di costruzione.
Poi, però, la Cina ha rallentato. La sensazione era che Xi non avesse fretta per due motivi. Primo: preferiva diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, tanto che aveva portato avanti negoziati per altri progetti alternativi (a questo punto, forse aggiuntivi) con Paesi dell’Asia centrale come Kazakistan e Turkmenistan. Secondo: voleva sfruttare la posizione più forte a livello negoziale per ottenere condizioni migliori, soprattutto dopo che con la guerra in Ucraina a Mosca si guarda con sempre maggiore intensità verso Est per sopperire alle mancate spedizioni di gas e petrolio verso Ovest.
Nei molti incontri degli ultimi anni tra Xi e Putin l’intesa definitiva non era mai arrivata, nemmeno durante la visita del leader cinese a Mosca del maggio scorso, in occasione della Giornata della Vittoria. Quando, la scorsa estate, la Mongolia non aveva nemmeno incluso il progetto nel suo piano di sviluppo per il 2024-2028 sembrava che i tempi fossero destinati ad allungarsi.
L’accelerazione dunque non era scontata, ma ha conseguenze rilevanti. Per la Russia, il nuovo gasdotto è una garanzia per attutire l’impatto delle mancate esportazioni di gas in Europa. E dunque anche un aiuto alla sua situazione economica, mentre prosegue la guerra in Ucraina. Per la Cina c’è invece una duplice dimensione che ha probabilmente guidato la scelta. La prima è economica, vista la possibilità di avere accesso ad ampie quote di gas a condizioni favorevoli. La seconda è più strategica. Non può sfuggire il fatto che l’intesa definitiva è arrivata poco dopo il recente summit in Alaska fra Putin e Trump, col tentativo dichiarato degli Stati Uniti di riavvicinare Mosca per allontanarla da Pechino. Effetto collaterale: l’annuncio potrebbe creare problemi nelle relazioni con l’Europa. Ma col nuovo gasdotto la Cina lega ancora di più a sé la Russia, aumentandone la dipendenza nei suoi confronti, e spegne sul nascere le fantasie di una ipotetica rottura tra Xi e Putin favorita da Trump.