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Si torna a parlare tra Kiev e Mosca

A Istanbul riprendono i negoziati che puntano a risultati concreti come corridoi umanitari e tregua - Le parti sembrano pronte a fare concessioni - Dubbi sul veleno ad Abramovich

  • 29 marzo 2022, 09:31
  • 23 giugno 2023, 17:46

RG 07.00 del 29.03.2022 - Il servizio di Bettina Müller

RSI Info 29.03.2022, 09:24

  • Keystone
Di: Reuters/AFP/ATS/EnCa

Mentre sul campo non cessano i bombardamenti degli invasori russi su varie regioni dell’Ucraina, la diplomazia torna d’attualità con l’ennesimo round negoziale previsto in giornata in Turchia. Ma a far molto più rumore è ancora il presunto tentativo di avvelenare un negoziatore d’eccezione, l’oligarca Roman Abramovich, ex boss del Chelsea, che ne avrebbe mostrato i sintomi dopo un meeting tra ucraini e russi a inizio marzo.

Vero è che un altro tentativo di mediazione portato avanti da Abramovich direttamente con Vladimir Putin si sarebbe risolto con una dichiarazione che lascia ben poco spazio all’ottimismo negoziale. Il leader russo che ha voluto l’aggressione militare dell’Ucraina in atto da 34 giorni ha infatti risposto: “Digli che li distruggerò”.

Tale affermazione è stata ripresa martedì mattina dal ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, il quale ha ricordato “che Putin aveva detto che avrebbe catturato Kiev e le città chiave dell'Ucraina in pochi giorni, ma non è avvenuto”. Kuleba ha poi rimarcato che anche il suo Paese ha i suoi piani: “Vincere la guerra e liberare i nostri territori dagli invasori di Mosca”.

Kiev punta a corridoi umanitari e, se possibile, a una tregua

Gli occhi del mondo restano comunque puntati su Istanbul, dove è previsto il primo faccia a faccia tra ucraini e russi (dopo due settimane di stop) che dovrebbe servire a concordare un cessate il fuoco o, almeno, un accordo sul soccorso umanitario agli sfollati. Sempre il capo della diplomazia ucraina ha segnalato che “non stiamo commerciando persone, terreno o sovranità e l’obiettivo minimo”, rimarca, “saranno i corridoi umanitari e quello minimo il raggiungimento di un accordo sul cessate il fuoco”. Gli ha fatto eco il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, per il quale è basilare che i colloqui proseguano benché finora non abbiano portato a progressi sostanziali.

Sempre Peskov ha detto da un lato che “nessuno in Russia sta prendendo in considerazione l’idea di usare armi nucleari”, segnalando come Putin abbia affermato che “se qualcuno dovesse interferire la Russia ha tutti i mezzi per reagire e punire chi lo farà”. D’altro canto, il portavoce ha pure asserito che "siamo entrati nella fase di una guerra totale", ha detto.

"I Paesi dell'Europa occidentale, gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, stanno conducendo una guerra contro di noi nel commercio, nell'economia. Hanno sequestrato le nostre proprietà, i nostri fondi e hanno bloccato le nostre transazioni finanziarie”, omettendo però il fatto che tutto ciò è legato all’aggressione russa dell’Ucraina.

Zelensky critica le sanzioni occidentali "passive"

Contro il comportamento occidentale si è espresso pure il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Gli ucraini pagano con la vita le sanzioni "deboli'". Lo ha affermato martedì in un video, definendo "passive" le sanzioni imposte dall'Occidente alla Russia. "Non ci dovrebbero essere pacchetti di sanzioni sospese, ossia "se le truppe russe fanno qualcosa allora ci sarà qualche risposta". Ci sono ora solo accenni e avvertimenti che le sanzioni saranno inasprite, come un embargo sulle forniture di petrolio russo in Europa, se la Russia usa armi chimiche. Semplicemente non ci sono parole".

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