In Kazakistan la situazione sta lentamente tornando alla normalità: Internet ha ripreso a funzionare e le strade sono state riaperte. In una settimana, le rivolte popolari contro l’aumento del prezzo del gas e le faide ai vertici del potere hanno provocato decine di morti tra manifestanti e forze dell’ordine, oltre a feriti e a migliaia di arresti. In manette è finito, ieri, sabato, anche l'ex capo dell’intelligence, accusato di alto tradimento. Le autorità kazake hanno proclamato il lutto nazionale per domani, lunedì, e confermato la presenza di truppe russe, schierate a difesa delle principali strutture pubbliche.
Come accennato, sono state oltre 5'000 le persone arrestate in seguito ai gravi disordini. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno. Le autorità giudiziarie hanno aperto un'inchiesta contro le persone fermate. Secondo non precisate fonti locali tra gli arrestati vi sarebbero anche persone che, durante i giorni di protesta, hanno danneggiato decine di centri commerciali e negozi, uffici e molti veicoli, tra cui parecchi mezzi delle forze dell'ordine.
Nel frattempo, le autorità stanno cercando di tenere la situazione sotto controllo. Il ministero del Commercio ha annunciato, secondo l'agenzia di stampa russa TASS, che le forniture di generi alimentari di base alle aree remote sono state assicurate. Secondo il ministero dell'Energia, le consegne di carburante e di gas sono riprese.
Al di là dell'aumento dei prezzi, la rabbia dei manifestanti è particolarmente diretta contro l'ex presidente autoritario Nursultan Nazarbayev. L'81enne Nazarbayev ha governato il paese dal 1989 al 2019 e mantiene una grande influenza. È considerato il mentore dell'attuale presidente Tokayev.