“La Cina fornirà tutti i magneti e i minerali rari necessari. Allo stesso modo, forniremo alla Cina ciò che è stato concordato, compresi i visti agli studenti cinesi che utilizzano i nostri college e università (cosa che mi è sempre piaciuta!)“: sono questi, secondo quanto anticipato da Donald Trump su Truth, i termini dell’intesa raggiunta a Londra dai negoziatori di Washington e di Pechino nella guerra dei dazi. L’intesa, afferma, dovrà ancora essere approvata dai due capi di Stato.
La Casa Bianca ha ottenuto tariffe del 55%, la Cina del 10%, precisa ancora il presidente statunitense, che parla di “relazioni eccellenti fra i due Paesi”. Quel 55% corrisponde in realtà al 30% concordato il mese scorso a Ginevra. Il 25% già applicato in media dagli Stati Uniti sotto la sua precedente amministrazione. La reale portata delle decisioni è tuttavia poco chiara, come rileva anche l’agenzia finanziaria Bloomberg.
I colloqui nel Regno Unito, di due giorni hanno fatto seguito a quelli citati in Svizzera, conclusisi con una tregua nella guerra commerciale. Le terre rare, di cui la Cina è principale produttrice mondiale, sono elementi chiave per l’industria tecnologica, sia civile (si pensi alle batterie) che per i sistemi di difesa. Pechino si aspettava, in cambio della fine delle restrizioni che aveva deciso sulle proprie esportazioni, che Washington togliesse i freni alla vendita alla colosso asiatico di prodotti tecnologici di punta.
Notiziario 15.00 del 11.06.2025