I Ventisette non sono riusciti a superare il veto slovacco al 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, discusso al vertice europeo che si è concluso a tarda ora giovedì. L’UE si è dovuta limitare a rinnovare per sei mesi le misure contenute nei precedenti 17 pacchetti. A ogni rinnovo, va ricordato, è richiesta l’unanimità, e anche questa volta il premier ungherese Viktor Orban ha atteso fino all’ultimo prima di dare luce verde.
Stop, invece, da Bratislava, per i nuovi provvedimenti che prevedono un tetto massimo di 45 dollari per il petrolio russo invece dei 60 attuali (il valore di mercato oggi è superiore anche a questo secondo valore). Il premier Robert Fico fa pressioni perché teme che il suo Paese sia danneggiato dalle intenzioni di interrompere completamente le importazioni di gas russo dal 2027. In gioco non c’è solo la sicurezza dell’approvvigionamento, ma anche il prezzo che rischia di crescere sensibilmente attingendo da altri fornitori, a danno dell’economia e dei consumatori slovacchi.
Il 18esimo pacchetto prende ancora di mira anche la cosiddetta “flotta fantasma” sulla quale viaggia il greggio russo (70 petroliere verrebbero aggiunte all’elenco che già ne conta 342 sotto sanzioni), le importazioni di prodotti petroliferi raffinati a partire da petrolio russo e che ancora giungono in Europa, per esempio attraverso la Turchia, e 22 banche che verrebbero private dell’accesso al sistema Swift.
Oltre che sul dossier ucraino, manca una linea comune a Bruxelles anche sui dazi statunitensi e il tempo stringe perché il 9 luglio scade scade la sospensione delle tariffe imposte da Washington. “Abbiamo ricevuto oggi (ieri, ndr) l’ultima proposta statunitense e la stiamo valutando”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Friedrich Merz fa pressione: la Germania ha fretta di raggiungere una conclusione, la Francia pure, pur avvertendo la Casa Bianca che anche il solo mantenimento degli attuali dazi al 10% non si farebbe senza contromisure europee. Il belga Bart De Wever, invece, ha invitato alla calma, mentre il già citato Orban critica l’incapacità di Bruxelles di negoziare un’intesa.