La Corte Suprema degli Stati Uniti ha inflitto un duro colpo all’amministrazione Trump, respingendo l’appello che mirava a utilizzare l’Alien Enemies Act del 1798 per espellere rapidamente migranti venezuelani accusati di appartenere a bande criminali. Con una maggioranza di giudici favorevoli e due voti contrari, la Corte ha confermato il blocco temporaneo delle deportazioni già imposto lo scorso aprile, accogliendo l’istanza d’emergenza presentata dagli avvocati dei migranti, rappresentati dall’American Civil Liberties Union (ACLU).
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L’Alien Enemies Act, una legge risalente al periodo delle guerre napoleoniche, è stata storicamente impiegata solo in contesti di conflitto armato tra Stati. L’amministrazione Trump, tornata al potere a gennaio, ha tentato di reinterpretarla per giustificare l’espulsione immediata di cittadini venezuelani detenuti in un centro del Texas, senza passare per un controllo giudiziario. Secondo i legali dei migranti, questa strategia violava precedenti ordini della Corte e i diritti fondamentali degli individui coinvolti.
La decisione della Corte Suprema non impedisce all’amministrazione di procedere con le deportazioni attraverso altri strumenti previsti dalla legge sull’immigrazione, ma rappresenta un limite importante all’uso di poteri eccezionali in assenza di guerra. Il caso ha sollevato un acceso dibattito legale e politico sull’uso di leggi storiche per affrontare le sfide migratorie contemporanee.