Potrebbe chiudersi ancor prima di iniziare, negli Stati Uniti, il processo contro l’ex direttore dell’FBI James Comey, incriminato a fine settembre con l’accusa di falsa testimonianza al Congresso nel 2020. Un giudice federale ha infatti denunciato gravi irregolarità procedurali da parte del Dipartimento di Giustizia, alimentando l’ipotesi che il caso contro Comey sia una vendetta politica dell’ex presidente Donald Trump.
Nella sua ordinanza di 24 pagine, il giudice William Fitzpatrick critica duramente la gestione dell’indagine da parte della procuratrice Lindsey Halligan, rilevando “errori profondi” nella presentazione del fascicolo al Grand Jury, il collegio di cittadini che negli USA valuta se vi siano prove sufficienti per avviare un processo penale. Secondo il giudice, le irregolarità rischiano di compromettere l’integrità del procedimento.
Fitzpatrick ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di consegnare alla difesa tutto il materiale presentato al Grand Jury, incluse le trascrizioni e la documentazione sulle interazioni con i giurati. Si tratta di una misura eccezionale, giustificata – secondo il giudice – dal diritto dell’imputato a un processo equo.
A questo punto, i legali di Comey potrebbero chiedere l’annullamento dell’intero procedimento. La prima udienza è prevista per il 5 gennaio. Per il Dipartimento di Giustizia sarebbe un clamoroso autogol, così come per la Casa Bianca, accusata dai critici di Trump di utilizzare la giustizia come arma politica contro i propri nemici.






