In Iran la lotta contro la siccità sta passando anche attraverso la tecnica del cloud seeding, che consiste nell’immettere nell’atmosfera delle sostanze, solitamente lo ioduro d’argento, per indurre la pioggia. Una tecnica che in passato è stata oggetto di esperimenti anche in Svizzera, effettuati con la speranza di ridurre la grandezza dei chicchi di grandine. Ma il cloud seeding funziona? E ha delle ripercussioni anche nelle zone limitrofe?
Marco Gaia di MeteoSvizzera spiega che in linea teorica si potrebbe pensare che le aree circostanti possano essere in piccola parte toccate, ma “il punto è che probabilmente questa tecnica non funziona neanche localmente e quindi pensare che possano esserci delle ricadute negative più lontano è ancora meno probabile”.
Difficile verificare i successi
L’inseminazione artificiale delle nuvole non è cosa nuova, se ne parla da più di 100 anni, ricorda il meteorologo: “C’è chi giura che funziona, ma dal punto di vista scientifico non ci sono prove sperimentali robuste che lo confermino, effettuate secondo i criteri del metodo scientifico”. Ci sono Paesi che usano queste tecniche, ma che non danno libero accesso ai dati e di conseguenza il “controllo scientifico è difficile”. La comunità scientifica internazionale non può quindi confermare i successi conclamati.
L’unico vero ‘esperimento’ che sta interferendo con la natura sono le emissioni di gas a effetto serra.
Marco Gaia, meteorologo
Per il momento, dunque, sembra che difficilmente si riesca a modificare gli eventi atmosferici, o meglio: “L’unico vero ‘esperimento’ che sta interferendo con la natura sono le emissioni di gas a effetto serra che tutti noi produciamo quando utilizziamo dei combustibili fossili. Sono così tanti anni che lo facciamo e siamo così tante persone sulla Terra che questo effettivamente ha un peso ed è la causa dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo in questi anni”.
Dall’indebolimento degli uragani negli USA alla diminuzione della grandine sul Piano di Magadino
È dalla notte dei tempi che l’essere umano tenta di cambiare le condizioni atmosferiche a proprio vantaggio e ciò non è cambiato negli ultimi decenni. “Negli anni ’50 e ‘60 - ricorda il meteorologo - sono stati portati avanti negli Stati Uniti diversi progetti per tentare di indebolire gli uragani, ma sono stati tutti abbandonati perché non davano risultati”.
In Svizzera, invece, “dal 1950 al 1970 sono stati fatti esperimenti di inseminazione delle nuvole per cercare di diminuire la dimensione dei chicchi di grandine”. Esperimenti che sono stati portati avanti anche in Ticino sul Piano di Magadino e per i quali il centro di MeteoSvizzera di Locarno Monti ha avuto un ruolo di primo piano per verificarne l’utilità. Anche qui, però, non sono stati ottenuti gli effetti sperati.
Inseminare le nuvole per favorire la produzione di goccioline
Ma esattamente, come funziona il cloud seeding? “L’idea di fondo, che vale sia per la pioggia sia per la grandine, è che ogni goccia di pioggia, ogni fiocco di neve, ogni chicco di grandine, si sviluppa partendo da un microscopico granello, che può essere per esempio della sabbia o della fuliggine”, spiega Gaia. “Se, quando si formano le nuvole, vi sono molti granelli, le goccioline si formano più facilmente”.
Nella zona dove si valuta che dovrebbe formarsi la nuvola, vengono quindi immesse delle sostanze che possano aiutare a formare tante goccioline d’acqua oppure tanti piccoli chicchi di grandine.
Solitamente si utilizza lo ioduro d’argento, in quanto il suo reticolo microscopico è molto simile a quello del ghiaccio. “Sul Piano di Magadino lo si lanciava con dei ‘razzi’. Altre tecniche sono quelle di rilasciare le sostanze con gli aerei”.
Lo ioduro d’argento, un composto nocivo?
Si tratta sempre di un composto chimico inserito artificialmente nell’aria dall’uomo, è un problema? “A livello di tossicità non è di certo una di quelle sostanze da immettere nell’ambiente in ogni dove”, indica il meteorologo. “Anche se i quantitativi rilasciati si diluiscono nell’atmosfera, la prudenza dovrebbe essere d’obbligo”.
Detto ciò, spiega Gaia, le evidenze scientifiche suggeriscono di usare i soldi per altri metodi in grado di alleviare le conseguenze della grandine o della siccità. Per quanto riguarda la prima, ad esempio si possono usare sistemi di protezione come le reti antigrandine. Mentre per la siccità a volte si può ricorrere alla creazione di bacini artificiali o sfruttare le falde freatiche.
Sempre più attuale la geoingegneria
Nell’ottica della lotta ai cambiamenti climatici si sta parlando sempre di più di geoingegneria. Ovvero, spiega Marco Gaia, tecniche che hanno l’obiettivo di modificare la quantità di energia che entra nell’atmosfera. Una di queste è quella di distribuire degli aerosol che siano in grado di riflettere la luce del Sole.
“Sono però tutte tecniche che non risolvono alla radice il problema fondamentale che è l’aumento dei gas a effetto serra”, mette in guardia Gaia. Inoltre “queste polveri dopo un po’ tendono a scendere e a depositarsi al suolo e quindi l’effetto sparisce”.

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