Sul radar della barca d’assalto CB 90 ancora attraccata al suo ponteggio lampeggiano punti in avvicinamento. “È il nemico”, dice il comandante indicando la mappa che segna un’area del Mar Nero al largo delle coste di Odessa. Fuori l’equipaggio è pronto a rispondere in qualsiasi momento ai suoi ordini, con un mitragliere in postazione che può sparare con un’arma da 800 colpi al minuto. Sul ponte il vento che sferza questa giornata di inizio estate agita la bandiera della Marina Militare ucraina, a croce bianca e blu. Una volta preso il largo, queste imbarcazioni tagliano le onde con una missione ben precisa: pattugliare le acque del Mar Nero garantendo la navigazione e il passaggio sicuro di centinaia di navi commerciali che trasportano merci di ogni tipo – soprattutto grano – verso i porti di tutto il mondo.
Con una guerra in corso, e con gli attacchi russi sull’Ucraina che restano incessanti. L’anno scorso l’allarme aereo nell’oblast di Odessa è risuonato 800 volte, tradotto vuol dire che i portuali hanno passato negli shelter un tempo complessivo di 32 giorni lavorativi. Nelle prime due settimane di giugno, a Odessa l’allerta è suonata per un totale di più di 1’500 minuti, più di 25 ore. Eppure qui nessuno si ferma, anche il mare diventa una linea del fronte da proteggere e presidiare.

Un'imbarcazione della difesa ucraina
“Non è una trincea, ma anche il mare è diventato un ambiente pericoloso. Ci sono mine, razzi, aerei, droni Shahed”, racconta dalla cabina di comando della sua CB 90 “Pirate”, uno dei comandanti che ha il compito di pattugliare tutti i giorni questo specchio d’acqua, insieme a un’altra CB 90 e a una motovedetta. Sono imbarcazioni – spiegano a bordo – donate in questi mesi a Kiev dalla Svezia e dall’Estonia. Possono stare in navigazione anche fino a un giorno e mezzo di fila, spiega il comandante “Pirate”, che racconta di aver incrociato in pattugliamento anche caccia russi “Su” e che durante una missione abbiano dovuto distruggere un ordigno Fab da 500 chili.

Militari ucraini su un'imbarcazione che pattuglia il Mar Nero
Il pericolo maggiore – raccontano – sono le mine e gli attacchi con droni Shahed. “Li intercettiamo in mare, cercando di abbatterli, anche se volano sempre più in alto. Ogni volta è diverso”, spiega il comandante. Questa rotta che percorriamo oggi, viene attraversata giornalmente da decine di navi cargo, un passaggio che è costantemente monitorato da questi equipaggi.

Nel mare il pericolo è dato da mine, razzi, aerei e droni Shahed
“Le navi iniziano a entrare o uscire dal porto solo dopo che comunichiamo che la rotta è sicura”, spiega dalla motovedetta il comandante Illya. La prima nave che ha lasciato il porto di Odessa seguendo le rotte dell’ “Ukrainian Sea Corridor” è partita da qui il 16 agosto del 2023. In quasi due anni l’Ucraina è riuscita a far passare da qui 120 milioni di tonnellate di merci, di queste più della metà – 76 milioni di tonnellate – sono prodotti agricoli, che arrivano in 53 Paesi tra i quali Kenya, Gibuti e Bangladesh. “Il funzionamento dei porti ucraini ha un impatto significativo sulla sicurezza alimentare globale”, spiega da Odessa il comandante in seconda Dmytro Pletenchuk, portavoce della Marina Militare ucraina. “Sin dall’inizio dell’invasione su vasta scala, ci siamo concentrati sul potenziamento della componente costiera delle forze missilistiche e d’artiglieria”, racconta. “È grazie a queste capacità se siamo riusciti a respingere i russi dalla parte settentrionale del Mar Nero, impedendo loro di sbarcare truppe da assalto o di controllare direttamente le nostre acque con navi e imbarcazioni”, continua.

Queste imbarcazioni devono garantire il passaggio in sicurezza delle navi che trasportano soprattutto beni alimentari
Oltre al lavoro in mare dei pattugliatori, il portavoce Pletenchuk cita l’altro pilastro che ha permesso fin qui a Kiev di impedire alla Russia di avvicinarsi alle coste di Odessa. “La seconda componente fondamentale, naturalmente, è quella dei droni”. Il 14 maggio sono stati presentati gli ultimi modelli della classe Magura, imbarcazioni a a pilotaggio remoto dotate di missili AIM-9 Sidewinder in grado di abbattere elicotteri, missili e di affondare pattugliatori russi. L’operazione Spiderweb – l’attacco di droni che ha distrutto e danneggiato decine di aerei e bombardieri russi in 4 basi diverse – è stata la prova di come si possa ribaltare l’equilibrio delle forze con la strategia e le dottrine. Qui in mare tra le onde del Mar Nero la chiamano “mosquito fleet”, imbarcazioni piccole e che sfrecciano veloci, ancorate a ponteggi schermati al nemico per non essere individuate e distrutte. Insieme ai droni queste barche ogni giorno tengono la flotta russa lontana dalle coste di Odessa, e in piedi una parte rilevante dell’economia globale.

Sono piccole ma si muovono velocemente

Nuovo attacco contro Kiev
Telegiornale 23.06.2025, 12:30