L’attuale monitoraggio da parte della Confederazione delle sostanze nocive nell’ambiente non è sufficiente. È la critica espressa nel suo ultimo rapporto dal Controllo federale delle finanze (CDF), secondo cui alla Confederazione manca una visione d’insieme di ciò che è presente, dove e in quale concentrazione. Ciò significa, secondo il CDF, che la Confederazione non può prendere sufficienti precauzioni. Le sostanze nocive possono causare il cancro, danneggiare il DNA, compromettere la riproduzione, accumulandosi nell’ambiente e negli organismi.
In Svizzera, diverse istanze sono responsabili della protezione dalle sostanze nocive. Si tratta degli Uffici federali dell’ambiente (UFAM), della sanità (UFSP), dell’agricoltura (UFAG) e della sicurezza alimentare e veterinaria (USAV), nonché la Segreteria di Stato dell’economia (SECO).
Nel suo rapporto, il CDF raccomanda alla Confederazione di stabilire, basandosi sui risultati di studi riguardanti singole sostanze, un livello minimo di strutture di controllo per le sostanze problematiche. Ciò dovrebbe aiutare a identificare le concentrazioni preoccupanti.
A causa della diffusione di sostanze chimiche nel suolo, nell’acqua e nell’aria, il rischio economico è elevato, scrive il CDF. Le sostanze nocive o addirittura tossiche si accumulano anche negli organismi viventi.
Nelle rispettive prese di posizione, le istanze federali competenti avrebbero voluto che si tenesse conto degli sviluppi internazionali. Lo stato delle conoscenze evolve in continuazione, così come gli standard internazionali. Tali organismi intendono riflettere sulle raccomandazioni del CDF e stabilire delle priorità tenendo conto delle limitate risorse disponibili.
Il CDF raccomanda un sistema di monitoraggio per osservare le sostanze pericolose nell’ambiente e nell’uomo su base rappresentativa. Benché esista un processo per la registrazione di nuove sostanze nocive, non esiste al momento un iter che regoli la gestione dei casi di presenza indesiderata di queste sostanze nell’ambiente e nell’uomo.
Se si scoprono proprietà problematiche in una sostanza in circolazione, non viene effettuato uno screening sistematico tra le sostanze già presenti sul mercato per identificare quelle con lo stesso profilo ecotossicologico. Si tratta di sostanze chimiche che hanno gli stessi effetti sull’ambiente.
Il CDF consiglia inoltre di adottare misure per sviluppare e commercializzare sostanze chimiche prive di proprietà problematiche (“safe by design”). Questo avrebbe “il massimo effetto leva” per migliorare le misure di precauzione. Sebbene esistano iniziative per promuovere il “safe by design”, non esiste al riguardo un sistema complessivo di incentivi.
Secondo il CDF, se un sito contaminato deve essere bonificato, in genere sono gli attuali proprietari a doversene assumere i costi. Il fatto che fossero o meno responsabili dell’uso delle sostanze problematiche è irrilevante. In alcuni casi, tuttavia, anche la Confederazione e i cantoni sono chiamati alla cassa. Ma per il CDF, anche i produttori e gli importatori dovrebbero essere chiamati a rispondere, mentre attualmente non sono responsabili se hanno rispettato tutte le norme in vigore.
Infine, il CDF raccomanda di istituire un processo per istituzionalizzare le conoscenze sulla gestione delle sostanze problematiche. Da questo si potrebbero trarre insegnamenti per i casi futuri.
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